Lo Spirito ci permette di incontrare le spiritualità di ogni religione

Colgo dall’Agenzia Fides una parte della lettera dell’Arcivescovo di Algeri, monsignor Paul Desfarges, di alcuni giorni fa.

«L’arcivescovo esprime la sua preoccupazione per “l’abrogazione dell’articolo relativo alla libertà di coscienza anche se il testo non è stato ancora promulgato dal Presidente il cui rientro è previsto dopo oltre due mesi di assenza per malattia. Si annunciano elezioni regionali e legislative ma permangono molte incertezze per l’anno 2021, con una congiuntura economica fragile”. La Chiesa in Algeria, piccola presenza numerica, continua a rappresentare una realtà molto significativa nel Paese. La sua testimonianza e il suo annuncio costituiscono un segno ormai riconoscibile in maniera stabile in termini di dialogo e pacifica convivenza, in particolare grazie alle esperienze di profonda condivisione dei 19 martiri e di grandi rappresentanti come il cardinale Duval e il vescovo Teissier».

Monsignor Desfarges ha concluso: «L’8 dicembre la Madonna, piena di grazia, ci ha accolto nella Basilica a lei dedicata, Notre-Dame d’Afrique, ad Algeri. Il vescovo Teissier ora riposa lì accanto al cardinale Duval. Notre-Dame, in compagnia del nostro fratello Henri (Teissier), del Cardinale Duval, del Beato Charles de Foucauld, dei nostri beati martiri d’Algeria e di tutti i santi, continuerà ad accogliere tutti coloro che, ogni giorno, affidano la loro gioie, ma soprattutto il loro dolore e la loro sofferenza. È la guida della nostra Chiesa e la Madre di tutti i suoi figli, cristiani, musulmani, in cerca di senso, suoi figli della ricerca interiore. Li aiuta a riconoscersi e ad amarsi come fratelli e sorelle. In questi giorni di grazia, i nostri fratelli e sorelle musulmani hanno potuto pregare insieme attraverso la recita della fatiha, cantata da una sorella della Tarîqa Alâwiyya (un ordine sufi – ndr) e dai cristiani presenti. In questi giorni la Madonna, piena di Spirito Santo, ci ha guidati dolcemente a questo stesso Spirito che ci permette di incontrare, anche nella preghiera, le spiritualità di ogni religione “. (LA) (Agenzia Fides 16/01/2021)

 

Epifania a Yaoundé

Celebro l’Epifania nella parrocchia di Nvog Ebanda a Yaoundé, insieme a padre Patience Kalkama Keuf Keuf. La chiesa è riempita di una popolazione di varie etnie. I canti animati dalla corale hanno melodie del Sud e del Nord. I movimenti-danza che accompagnano i canti dicono la gioia di un Camerun plurietnico, in gran parte giovanile, e generoso abbondante nei gesti. I colori dei vestiti della gente portano in chiesa la vitalità della foresta, della savana, dell’oceano, delle montagne. I più belli sono sempre loro, i bambini. Solo qualche adulto porta la mascherina anti Covid-19, anche se ogni sera alla TV appare il presidente che la raccomanda.

Oggi Epifania, festa della manifestazione del Signore a tutti i popoli. Ascolto l’omelia di padre Patience. Sono commosso. La prima volta che lo vidi ero a Mokolo nel Nord. Stavo insegnando a dei catechisti che si preparavano per diventare diaconi permanenti. Si presentò un ragazzo di 15 anni per dirmi che voleva diventare missionario. Ora è vicerettore nel nostro seminario del Pime di Yaoundé e celebra l’Eucaristia con me.

Alla fine della Messa ho voluto dire qualcosa: «Quando lasciai Ambam (Sud Camerun) nel 1974 e raggiunsi il Nord, quella zona era considerata musulmana. Quasi nessuno tra gli abitanti era cristiano e c’era solo qualche missionario. Anch’io incominciai una missione, a Guidiguis. Ora accanto a me, qui davanti a voi, celebra padre Patience, un figlio del Nord».

Durante il mio breve discorso, i fedeli mi hanno applaudito gioiosamente. In particolare quando ho detto: «Oggi, festa dell’Epifania, anche al Nord ci sono molti cristiani». E quando ho aggiunto sorridendo: «Con voi cristiani di varie etnie e con preti belli come Patience, il Camerun sarà cristiano».

Ripensando alla cristianizzazione del Camerun, mi piace ritornare nei miei ricordi al primo vero missionario del Nord, un camerunese che incontrai varie volte. Nel 1959, Simon Mpecke diventato Baba Simon, nome datogli dalla gente, a cinquant’anni chiese al suo vescovo mons. Mongo di poter lasciare la parrocchia di New Bell di Douala per partire missionario tra i kirdi nel Nord Camerun. È stato il nuovo passo della Chiesa del Camerun a essere missionaria. «Tu domandi sempre di andare nel Nord Camerun – disse finalmente mons. Mongo, vescovo di Douala -. Io non ti permetto di andarci, amico mio. Sono io che t’invio. Se laggiù ti domandano perché tu sei venuto, tu dirai che è mons. Mongo che ti ha inviato, perché io penso che il nostro cristianesimo in Camerun non sarà solido fino a quando non poggerà su due piedi: il Nord e il Sud. Per me è una missione che io comincio».

Oggi, Epifania del Signore alle genti, la profezia del vescovo Mongo si è realizzata. La missione in Camerun è solida e poggia su due piedi: il Nord e il Sud.

Mi diverto a raccontarvi questo, perché la mia gioia sia anche la vostra!