Quest’anno 2019/2020 è iniziato col nuovo rettore, padre Graziano Michielan, già vice rettore nel seminario di Monza e ora proveniente dalla Costa d’Avorio, dopo 28 anni di missione. Gli studenti sono 22 e di quattro Paesi: Camerun, Ciad, Costa d’Avorio e Guinea Bissau. Lo slogan-programma dell’anno è ben visibile sopra il tabernacolo della cappella: «Me voici, Seigneur, je viens faire ta volonté» («Eccomi, Signore, vengo a fare la tua volontà»).
Altra bella novità circa i formatori, il vicerettore è padre Patience, camerunese del Nord che contribuisce a mantenere l’“africanità” del seminario e vive i suoi primi anni sacerdotali e l’annuncio del Vangelo tra la sua gente.
L’annuario del seminario contiene le linee direttive. Dopo il calendario ben preciso della vita comunitaria e scolastica, presenta le belle foto di responsabili e studenti. Linee direttive a partire dalla presentazione dello spirito e del carisma dell’Istituto e del progetto di formazione nelle sue tappe e nei suoi momenti comunitari. Leggendo attentamente, ci si accorge che l’annuario, oltre ad assicurare l’importanza di formare sulla traccia della tradizione di un Istituto che ha dato e continua a dare validi missionari, ora non solo italiani ma di varie nazionalità, rivela la ricchezza del continuo contatto e dell’esperienza, qui a Yaoundé, “piccola Roma”, con formatori di numerose congregazioni, maschili e femminili, di tutto il mondo.
I giovani crescono in un clima internazionale e seriamente ecclesiale. I nostri studenti, dopo la filosofia, continueranno gli studi di teologia a Monza con studenti indiani, brasiliani, bengalesi, birmani, ecc. e speriamo anche qualche italiano. Altra novità: oltre a prepararsi a partire, alcuni, prima o dopo un percorso in missione, vivranno qualche servizio in Italia, non solo per l’animazione missionaria, ma si troveranno anche a dedicarsi all’evangelizzazione della gente, sì, quella italiana, bisognosa ormai anch’essa dell’annuncio del Vangelo.
Nella vita di seminario, dentro e fuori, non solo studio e vita comunitaria, ma condivisione con la gente di Yaoundé, entrando in carcere, negli ospedali, nelle parrocchie, nei centri di accoglienza per “ragazzi della strada” e disabili. Questo aiuta i seminaristi al discernimento, cioè a capire veramente la volontà di Dio nella propria vocazione. E ad “allenarsi”: perché la vita missionaria sia vita a servizio del missionario Gesù e vita donata.
Bella la loro preghiera, spesso cantata, danzata con movimenti spontanei, accompagnata da balafon, tamburi, nacchere e battiti di mani. L’Africa viva, vive anche con gioia.