I miei primi sessant’anni… di sacerdozio!

Cari amici,

il 28 giugno prossimo celebrerò 60 anni di sacerdozio nel PIME.Il mio grazie al Signore e a voi che mi avete accompagnato è nel libro Missione in Algeria.

Spero di potervi incontrare e salutare in uno di questi incontri :

30 giugno: a Monigo (TV);

15 settembre: Congressino al Centro PIME di Milano;

6 ottobre: a San Giorgio delle Pertiche (PD) dove sono stato battezzato.

Nuove chiese, luoghi di comunità

Ai tempi di padre Mario Bortoletto, giunto in Camerun nel 1968, chi arrivava in un villaggio della foresta notava subito da lontano – se c’era – la piccola cappella col tetto di lamiere di zinco, l’unico a brillare ai raggi del sole. Il tetto posava su travi di alberi segati dalla gente stessa e su muri di terra. Bastavano alcuni rami per impedire alle capre di entrare a riposarsi e a lasciare i loro ricordi. All’inizio era la prima e l’unica cappella del villaggio, poi dopo qualche anno, ne vedevi qualche altra. Erano i primi segni visibili del cambiamento (progresso?).

Ricordo anch’io quando, arrivando in un villaggio e vedendoci assieme ai cristiani che ci accompagnavano, alcuni gruppetti di persone si rivolgevano a padre Mario e chiedevano di costruire una cappella per loro. Padre Mario non diceva mai di “no”, perché vedeva in loro l’inizio di una nuova comunità. Il vero cammino cristiano sarebbe venuto in seguito. Lui offriva alcune lamiere, il lavoro era della gente.

La cappella  era il primo segno di cambiamento dalla vita della foresta – là dove nessuna autorità metteva piede, nessun medico o maestro era mai arrivato – alla vita di coloro che vivevano in centri con la luce elettrica e in case col tetto di lamiera. Padre Mario sentiva in loro il bisogno di mettersi insieme sotto la protezione di qualcuno. A quel tempo era lui, quello che i cristiani raccontavano come testimoni di qualcosa che cambiava in loro.

Dall’unica  parrocchia di Ambam, dove padre Mario aveva cominciato nel 1968 con altri tre missionari, ora le parrocchie con una chiesa sono una decina e le cappelle un centinaio. Senza contare chiese e cappelle dei protestanti e delle sette.

Negli ultimi anni vissuti a Yaoundé, padre Mario ha aiutato padre Fabio Bianchi del Pime a costruire  una bella chiesa e due cappelle. Queste sono nella zona più povera e più lontana, dove anche lì, padre Mario non ha potuto dire di “no”.

Sabato 9 marzo 2019, mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala, ha celebrato la festa conclusiva della quinta raccolta annuale per l’acquisto di terreni e la costruzione di nuove chiese. La raccolta di quest’anno è di 146 milioni di Franchi CFA (223.000 euro). «In 10 anni il numero di parrocchie a Douala è passato da 42 a 72 e la diocesi tende a raggiungere il traguardo delle 100 parrocchie».  Mons. Kleda dice anche le ragioni di questa crescita e di questo impegno. «Sono i fedeli a costruirle, perché giunti a Douala da tanti luoghi del Camerun e oggi anche dal Centrafrica e dal Ciad, scappati dalla guerra, cercano subito il luogo della preghiera. Alcuni possono finalmente liberarsi anche dall’invasione delle nuove sette e dai falsi pastori. La chiesa diventa un luogo di comunità, di crescita nella formazione della fede e di forza di annuncio del Vangelo. Senza una chiesa vicina e raggiungibile, alcuni fedeli restano lontani dai sacramenti e tentati di aderire ad altre chiese».

L’insegnamento “inculturato” di don Mario Bortoletto

Il missionario fidei donum Mario Bortoletto della diocesi di Treviso, dopo trent’anni di vita missionaria ad Ambam e a Ma’an (Sud del Camerun), divenne membro associato del Pime e fu cofondatore della parrocchia di Ntem-asi (Yaounde), vero esempio di vita sacerdotale e maestro nelle sue prediche coi proverbi ntoumou. L’impegno dell’inculturazione era appena nato dopo il Concilio Vaticano II, quando si introdusse la possibilità di celebrare la liturgia, non più solo in latino, ma anche nella lingua madre di ogni popolo. Don Mario, dicono gli ntoumou, «conosceva la lingua e la nostra cultura meglio di noi».

Don Mario ci ha lasciato una raccolta di proverbi nella lingua ntoumou e ora pubblicati in un libro. Qui ne troviamo alcuni, tradotti e spiegati solo con qualche frase. Certo, leggendo il racconto che dà origine al proverbio, si può entrare nella foresta viva e risentire il linguaggio degli animali e l’insegnamento di don Mario.

Per ogni morte c’è sempre una causa

Secondo la mentalità degli ntoumou, l’uomo non muore mai di morte naturale. E per la morte di Gesù, quale ne è la causa?

Moglie, l’acqua è fredda e il cibo senza gusto

Se la moglie non mette amore in quello che fa, per il marito niente è buono, bello. «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». Dio giudica il comportamento dal nostro cuore.

La menzogna porta alla morte

Solo camminando nella verità si costruisce la vita. La falsità porta alla rovina. La menzogna distrugge.

Quando scendono le tenebre, se sei una gallina va nel villaggio, se sei una pernice va in foresta

Se siamo figli di Dio, troviamo rifugio in Dio, se siamo figli della terra troviamo rifugio nelle cose terrene, materiali.

Ogni volta che cammini in foresta, non dimenticare di lasciare i tuoi segnali per ritrovare la strada.

Per non perderti nella vita, non lasciare i tuoi buoni principi di vita.

Mangiando, conserva qualcosa di scorta per chi potrebbe chiederti qualcosa.

Pensa a chi ha fame.

Un elefante non si nasconde nell’erba

Certe cose non restano nascoste, segrete.

L’elefante cercava il cuore di palma nello stagno paludoso

Calma, pazienza. Non si risolve un problema nella confusione.

Il pappagallo è colpevole dicendo “sì”

Nelle riunioni bisogna essere attenti, prudenti.

I bocconi dell’elefante sono a misura della sua gola

A ciascuno secondo le sue capacità.

Il marito della pernice disse a sua moglie: «Cova le uova subito, perché la stagione secca presenta dei problemi»

Può arrivare il fuoco. Agisci nel tempo giusto e batti il ferro quando è caldo.

Non ciò che mangi, distrugge il villaggio, le parole della tua bocca lo distruggono

Le parole possono dividere il villaggio.

Se la mamma ti è cara, non disprezzare la mamma altrui

E così per ogni persona.

Se non conosci la razza degli uccellini, lasciali nel loro nido

Se non domini una situazione, lasciala perdere.