La Chiesa cattolica del Camerun in silenzio  

Lo scorso 8 marzo, Christna Djoko scrive su CamerounWeb: «A seguito della crisi post elettorale dello scorso anno, la Chiesa cattolica è muta. In questo momento di violenza politica e sociale del regime, la Chiesa attende la guerra civile per lanciare un appello alla calma e organizzare una Messa alla memoria degli scomparsi? Il silenzio di un’autorità morale come quello della Chiesa non solo è criticabile, è moralmente criminale. Si dice che il Camerun sia uno stato laico e un vescovo non deve immischiarsi in affari che non lo riguardano. A chi pensa così, ricordo che mons. Kleda non ha tardato a mettere in dubbio la sincerità dei risultati dell’elezione presidenziale.

Mi si permetta di dire che la Chiesa ha una missione profetica di proclamare i diritti dell’uomo, compito centrale del suo ministero. Mons. Ndongmo nel 1963 aveva detto: “Lo Stato crede che dobbiamo predicare un cristianesimo disincarnato, parlare del cielo, degli angeli, senza toccare le realtà vitali di ogni giorno. Il vangelo di Gesù non è una teoria, ma una vita. Si inserisce in tutta la vita dell’uomo…!”. Se la Chiesa non vuole che la storia ricordi che non è stata a fianco del popolo quando si batteva per la sua liberazione, deve uscire dal silenzio nel quale si è confinata. Volendo ignorare l’attualità che agita il Camerun, lasciando il regime prosperare nell’ingiustizia, l’arbitrario e il terrore, essa non evita la sua responsabilità. Pecca di omissione. La trilogia vedere-giudicare-agire non vale solo per i fedeli. Non far niente è lasciar fare. La storia giudicherà». (CamerounWeb)

Nuovi catechisti inviati in missione a Yagoua

Il giornale camerunese L’Effort n° 701 scrive che il 9 febbraio scorso, mons. Barthélemy Yaouda Hourgo, vescovo di Yagoua, ha presieduto alla celebrazione di fine percorso della formazione dei catechisti, del centro di Doubane, ora inviati in missione nelle loro parrocchie d’origine. L’abbé Godefroy Mvondo Oyono, direttore del centro, descrive che quando giungono dalle parrocchie della diocesi i candidati – marito, moglie e figli – trovano casa e terreno per nutrirsi per due anni e l’ambiente di aule, biblioteca, magazzini, granaio e strumenti di lavoro. Il centro iniziato nel 1977, è anche sostenuto nell’insegnamento da alcuni preti che si offrono gratuitamente. Il vescovo si è congratulato per l’impegno messo nel seguire i corsi, li ha incoraggiati a consolidare la formazione con la lettura e la meditazione quotidiana della parola di Dio, alla franca collaborazione con i preti delle loro parrocchie, e alla testimonianza da donare ai fratelli e alle sorelle per aiutarli a crescere come discepoli del Signore. Alla celebrazione erano presenti 500 fedeli, provenienti da tutta la diocesi, una decina di preti, le autorità della zona, alcuni pastori protestanti e un prete ortodosso. La gioia di tutti era indescrivibile.

Trovandomi in Camerun a Yaoundé per un corso di storia delle missioni ai nostri seminaristi dell’anno di spiritualità, nel mese di dicembre scorso ho potuto passare 15 giorni al Nord e quindi visitare il centro di Doubane da me diretto per una ventina d’anni. Ho incontrato il direttore attuale e le coppie dei catechisti. Immaginate la gioia comune. Mi hanno letto e consegnato anche “les doléances”, cioè le loro necessità. Ho potuto assicurare loro che il centro resterà sempre una delle mie priorità e ho affidato al padre Danilo Fenaroli il mio contributo alla festa di fine percorso e il necessario per l’acquisto del mulino, in modo che le donne possano macinare il miglio, senza dover  uscire tutti i giorni nel villaggio. Col vescovo c’eravamo intesi su come mantenere efficiente il centro. Se qualche amico volesse unirsi per sostenere questo centro importante, ne sarebbe un giorno contento.

Prendere coscienza della gravità della situazione

Jean Marc Ela, prete sociologo camerunese, nel suo libro La ville en Afrique noire, (Karthala, 1983), esamina «le nuove mentalità nell’impatto con la realtà urbana, i problemi della mancanza di lavoro, dell’abitato e del trasporto». Con coraggio racconta «la frustrazione dei giovani, delusi e senza speranza di far parte del mondo degli adulti, e l’esercito dei giovani delinquenti tra quartieri residenziali calmi e prosperi. Il rischio è di trasformare le capitali in una immensa polveriera». Jean Marc avverte che «al di là dei discorsi tranquillizzanti sui miracoli della crescita, è necessario oggi prendere coscienza della gravità della situazione».

Ghislan Suffo, pastore della Chiesa evangelica della regione dell’Ouest, è incriminato e in attesa di processo, per il discorso fatto il 26 febbraio 2019 agli Obsèques del professore Samuel Ndomgang alla presenza di alcuni membri del governo. Alcune sue espressioni: «Vampiro non è solo chi mangia l’essere umano. Vampiro è chi mangia l’avvenire della gioventù… del suo popolo… il destino del popolo. C’è il vampirismo sociale dove mangiate l’avvenire di vostro figlio, delle generazioni di camerunesi. Questi vampiri sono in tutti gli strati della società. (…) Presto in Camerun ci saranno dei figli che si vergogneranno dei loro genitori… quelli che facevano parte della rete che distruggeva la società. Presto saremo sorpresi che i figli diranno che non vogliono vivere coi soldi rubati e distolti col vampirismo sociale». Poi il pastore mette in guardia  di chi sembra lavorare per il bene del Paese, di chi parla con autorità, quella dello stato, mentre mangia “le sel du palais” (“il sale del palazzo”). Alcuni difendono e si danno da fare per l’ordine pubblico, ma sono comprati, pagati, mangiano il sale del palazzo. Non fidatevi, fratelli, non cadete nell’errore. C’è chi per “il sale del palazzo”, rinuncia alle sue origini. Mangiando “il sale del palazzo”, si distrugge il paese». (Emergence, 8 marzo 2018)

Il discorso del pastore lamenta la situazione disastrosa della crisi nella zona anglofona.

 

 

Ditelo a Paul Biya: il sistema è fallito

Di fronte ai membri del governo, Chief Mukete, re di Kumba, ha manifestato la sua incomprensione riguardo alle sofferenze del suo popolo che muore, mentre “la gente di Yaoundé” si diverte. “La gente di Yaoundé” sono i dirigenti camerunesi che Chief Mukete critica aspramente a riguardo della gestione della crisi anglofona nelle due regioni del Nord-ovest e del Sud-ovest del Camerun.

Il senatore Chief Mukete, ha compiuto 100 anni il 15 novembre 2018 e afferma: «Il sistema è fallito. La sola situazione valida è la federazione. Non perché il paese sia diviso. Mi son sempre battuto per l’unificazione dell’ex Camerun meridionale e l’ex Repubblica del Camerun. E non potrei mai distruggerlo. Ma il Paese deve essere federale. Guardate l’America, l’Africa del Sud, la Svizzera, la Nigeria, il Canada, il Belgio, la Germania, il Messico, la Russia e il Ruanda».

E ha martellato furiosamente il pavimento con la sua canna regale: «Che cosa sono tutte queste assurdità! Il mio popolo muore, soffre. E noi qui a Yaoundé ci divertiamo. Dobbiamo essere prudenti? Me ne infischio. Ditelo a tutti. Ditelo a Paul!» (General News, 10 aprile 2019, Cameroonvoice.com)

 

Il Camerun che accoglie i migranti

Douala, capitale economica del Camerun, è invasa da migranti, profughi e sfollati. Provengono dalla Nigeria per la presenza del gruppo terroristico Boko Haram, così come dal Centrafrica e dal Ciad, zone di guerra, ma ci sono anche gli sfollati delle regioni anglofone del Paese, segnate da scontri e tensioni.

L’arcivescovo di Douala mons. Samuel Kleda ha lanciato un appello per raccogliere fondi e la Comunità di vita cristiana (Cvx) di Douala ha presentato doni del valore di un milione e mezzo di Franchi CFA ai rappresentanti della Caritas diocesana.

La Comunità di vita cristiana è una associazione internazionale di fedeli, uomini e donne, adulti e giovani di ogni categoria sociale che vogliono seguire Gesù Cristo da vicino e lavorare con Lui per la costruzione del Regno, secondo la spiritualità ignaziana. Sono piccoli gruppi che fanno parte di comunità più estese a livello regionale e nazionale. Presenti nei cinque continenti e in sessanta Paesi.

Il coordinatore della Comunità, Éric Martial Tella, dice che gli immigrati nella parrocchia di Mbangue sono un migliaio. Nelle parrocchie di Notre Dame de l’Annonciation di Bonamoussadi e Saint Louis de Bonabéri, sono tra e due e i tre mila ciascuna. Tella poi precisa che da un censimento effettuato nelle tre parrocchie il numero degli arrivati è di 6.000. Fuori della sfera ecclesiale, il censimento darebbe un numero maggiore.

La rappresentante della Caritas della parrocchia Notre Dame de l’Annonciation de Bonamoussadi, Bernadette Tchouaga, esprime soddisfazione, vedendo il dono generoso della Comunità. Numerosi sono i nuovi arrivati e tante sono le famiglie che accolgono, qualcuna ospita dalle 20 alle 30 persone. 

L’altro rappresentante della Caritas, Gérard Enage, vede l’iniziativa della Comunità de Douala in accordo con l’azione del Presidente della Repubblica in favore delle popolazioni del Nord-ovest e del Sud-ovest del Camerun. Afferma anche che in questo momento tutti i camerunesi si sentono impegnati in questo processo di solidarietà e di pace.