Famosa è la poesia di Birago Diop: «Ascolta più spesso ciò che vive, ascolta la voce del fuoco, ascolta la voce dell’acqua e ascolta nel vento i singhiozzi della boscaglia : sono il soffio degli antenati. I morti esistono, essi non sono mai partiti, sono nell’ombra che s’illumina, e nell’ombra che scende nella profonda oscurità…..».
Giovanni Paolo II in Ecclesia
in Africa, (42 . 43), scrive : «I figli e le figlie dell’Africa
amano la vita. Da questo amore deriva la loro grande venerazione per i loro
antenati. Credono istintivamente che i morti hanno un’altra vita e il loro
desiderio è di restare in comunicazione con loro. Sarebbe forse in qualche modo
una preparazione alla fede nella comunione dei santi?».
Nelle due parrocchie dove
celebro in questi giorni a Yaoundé, tra le intenzioni di messe domandate,
frequenti sono quelle per le “anime del purgatorio”. Ho voluto chiedere ad
alcuni cristiani se nelle anime del purgatorio ci sono anche gli antenati. Non
mi aspettavo la varietà di risposte e la scoperta di un rapporto ancora vivo
con gli antenati.
Varietà di risposte perché ormai
a Yaoundé trovi membri delle centinaia di etnie del Camerun e ognuna ha il suo
modo di pensare, non solo sugli antenati, ma anche su altri campi della vita.
Ma sulla pratica delle Messe per le “anime del purgatorio”, c’è anche
diversità di
giudizio.
1. Le anime del purgatorio
soffrono in attesa di raggiungere il Paradiso, preghiamo che Dio abbia
misericordia. Dio ha misericordia anche dei nostri
antenati.
2. Sono cristiana e credo che
oltre al battesimo di acqua c’è anche quello di desiderio. Non so come alcuni
abbiano vissuto, ma penso che anche per loro ci sia la possibilità del
Paradiso.
3. Si dice che quando si riscava
la tomba di una persona e la si trova ancora intatta, quella persona è ritenuta
santa anche se pagana e la si onora con riti speciali. Mia nonna pagana, che
aveva fatto una vita da schiava, venduta da mercato a mercato, è stata trovata
intatta. Io continuo a pregare per lei e un giorno la rivedrò in
Paradiso.
4. Quando arriva un incidente o
una disgrazia, si dice che un antenato mostra che non è soddisfatto di come lo
si onora. Allora anche i cristiani che credono ancora alle tradizioni, pensano
che al posto di un sacrificio per soddisfare l’antenato, si possa offrire una
messa. Anche quando chiedono la messa per benefici ottenuti, intendono
soddisfare gli antenati con la
messa.
5. Sono cristiano di vecchia
data, che gli antenati possano farci del male e che debbano essere tenuti in
pace e ringraziati, non credo più.
6. Semplicemente prego per
antenati pagani e cristiani. Dio è misericordioso per
tutti.
7. Mia madre, cristiana evangelica continua le
pratiche per onorare i miei antenati. Io ho dei doveri familiari trasmessimi in
segreto da mio padre, ma quelle cose non le faccio
più.
8. Alcuni cristiani conservano
crani, luoghi sacri, pratiche rituali, chiedono aiuto al marabutto
ecc.
9. I giovani non sono più dentro
quelle cose.
10. Un vecchio catechista pensa
che abbiamo bisogno di protettori. Aiutando i defunti, antenati compresi,
cristiani o pagani, a raggiungere Dio, ce li facciamo protettori.
Circa i trapassati ho trovato questa teoria: «La
morte è considerata dagli africani un evento normale poiché chi muore continua
a vivere e ad intervenire nella vita dei propri cari; il decesso, infatti, è il
passaggio necessario per raggiungere il divino e il mondo degli antenati che ne
sono i diretti intermediari».
Sulla celebrazione delle Messe per le “anime del purgatorio”, sento il bisogno di capire meglio. Si tratta di mettere insieme tradizione africana e pensiero cristiano? Mons. Jean Zoa arcivescovo di Yaoundé nel 1993 aveva detto in una conferenza : «Penso che dobbiamo evitare il sincretismo tra la fede cristiana e il culto degli antenati». E sull’inculturazione mons. Zoa diceva il suo disaccordo sulla situazione pastorale condotta da alcuni preti che proponevano al popolo di Dio solamente attenzioni e iniziative d’ordine rituale e magico.
Riconosco che ho dovuto superare un po’ di fatica, ma penso di aver raggiunto una soddisfacente idea della positività dell’importanza della presenza degli antenati nella cultura e oggi nella vita dei cristiani africani. Quando si dice: «esiste la forza della natura», penso che l’africano vi vive dentro, continuamente e quando dice :«Sento i miei antenati vivi», non dice solo un’idea, ma dice forza, vita. Il sincretismo accennato da mons. Jean Zoa non riguarda la concezione del rapporto vivo con gli antenati, ma tocca la falsa inculturazione di far rivivere pratiche e riti religiosi poco chiari.
Ascoltando i cristiani che fanno celebrare le messe per le”’anime del purgatorio” vedo che amano ricordare anche i loro antenati, compresi i non cristiani, semplicemente e soprattutto perché li sentono veramente vivi e volontari della vita, bella, ordinata, dei membri della loro famiglia e discendenza. Celebrare non è solo ricordare ma vivere un contatto vivo. Giovanni Paolo II parla di amore della vita, una vita che resta viva nel contatto con gli antenati che amano la loro famiglia. Si tratta anche di contatto con Dio perché gli antenati sono dei mediatori e sono persone che sono state fedeli a Dio, al loro Dio. Una donna mi racconta: «Mio padre prima di morire volle essere sepolto così com’era, dicendo a noi di non spendere niente. Solo ci ha chiesto di “fare il fuoco£ e di mangiare ogni tanto uniti, in ricordo di lui». E mi ha domandato: «Quando vado al villaggio, posso “fare il fuoco” e mangiare unita ai miei fratelli e ai miei figli?». Prima di rispondere, ho voluto sapere se altri cristiani fanno così e me lo ha assicurato. In realtà, “fare il fuoco” significa “riunire il focolare” attorno alla famiglia unita. Penso che sia diverso da quello che mons. Zoa rimproverava quando diceva di una inculturazione sbagliata. Qualche catechista dice anche che bisogna stare attenti di capire bene, soprattutto quando per esempio un beti del Sud riferisce sulle “pratiche dei crani” dei bamileké del Sud-Ovest. Non tutti capiscono e accettano le diversità di comportamento religioso di una etnia diversa dalla loro. Spesso il giudizio è negativo.
Per me straniero è necessaria una continua
attenzione e prudenza nel giudicare e nel credere di aver capito. Resto quindi
d’accordo sulla necessità di catechesi approfondita, come scrive Dominique
Banlene Guigbile, vescovo di Dapaong, parlando del Mese Missionario
Straordinario dell’Ottobre 2019, annunciato da Papa Francesco: «C’è una
sorta di accumulo di credenze, a volte un sincretismo che è maggiormente
visibile nei momenti di grande sofferenza come la malattia e la morte. Spesso
la religione è percepita dell’uomo africano solo in una dinamica
utilitaristica».
«Una religione è giudicata buona o cattiva a
seconda che soddisfi o meno i bisogni dei suoi seguaci. Se non dà
soddisfazione, viene abbandonata per altro o viene modificata». «Da qui
scaturisce l’attitudine popolare degli africani di aderire a una nuova
religione senza rinunciare alle precedenti credenze. La verità della fede
cristiana si basa però sul fatto che la fede in Gesù Cristo non supporta
aggiunte o amalgami. È una scelta radicale che, pur tenendo conto dei semi del
Verbo presenti nelle culture dei popoli, rinuncia a compromessi con tutto ciò
che è contrario alla verità evangelica. Bisogna restare umili e comprendere che
il cristianesimo vissuto in Africa è talvolta lontano dalla sua realtà e verità
fondamentale e richiede un’opera di evangelizzazione molto più profonda. Lungi
dall’essere una terra già evangelizzata, l’Africa rimane ancora una terra di
evangelizzazione, una terra di missione», conclude. (DZ/AP) (27/9/2018 Agenzia
Fides)
Catechesi necessaria anche in Italia
Sul rapporto coi defunti, non solo l’Africa ha
bisogno d’essere evangelizzata. Oggi molto di più l’Europa che perde il
contatto naturale coi defunti e crede al contatto magico. Sarà l’Africa
ad evangelizzarci, cioè a rimetterci in un contatto vivo con tutta la ricchezza
e vitalità della natura, nel senso vero pieno e vivo, comprendendo quanto
voluto dal creatore, come Lui vede l’uomo, la sua vita, la relazione con tutti
gli esseri. Un mezzo per scoprire ed aprire, sarà l’incontro delle persone,
delle culture, delle religioni.