«Capita di udire che la colpa è del Corano…», scrive Michele Brignone nel numero della rivista OASIS ( Anno XII – N. 23 – Giugno 2016 ) che porta il titolo Il Corano e i suoi custodi.
«La violenza settaria, il terrorismo internazionale, le persecuzioni delle minoranze: per alcuni tutto sarebbe ricondicibile alla lettera del testo sacro dell’Islam. E lo Stato Islamico… non farebbe che confermare questa tesi…».
In questo numero di OASIS, gli scrittori degli articoli non affrontano direttamente il tema, ma preferiscono «interrogarsi sulla “dinamica” del rapporto tra i musulmani e le loro scritture e dunque sui modi in cui essi le leggono e le hanno lette nel corso dei secoli… Oggi la risposta a questa guerra non consiste nel dire che quello non è Islam, perché è proprio in nome di una certa lettura dell’Islam che sono commessi quegli atti. No, la risposta consiste nel riconoscere e affermare la storicità e l’inapplicabilità di un certo numero di testi che fanno parte della tradizione musulmana. E nel trarne le conclusioni… Le scritture islamiche si trovano insomma al centro di un vero e proprio conflitto delle interpretazioni che certamente in maniera non esclusiva contribuisce alle convulsioni dell’Islam contemporaneo. Che questo conflitto debba risolversi in senso fondamentalista non è un destino già scritto. Il caso dell’Indonesia, il più popoloso Paese musulmano del mondo raccontato nel reportage di Rolla Scolari, dice non soltanto che la partita è aperta, ma che i movimenti estremisti possono essere contrastati. Leggendo tra l’altro lo stesso Corano a cui quei movimenti pretendono ispirarsi».
AsiaNews (n. 292 di Agosto-settembre 2016) nell’articolo Il burkini, un cappio per strozzare l’Oriente e l’Occidente, riporta questa testimonianza di un maghrebino: «Mi sembra che i musulmani debbano ripensare la loro presenza nella società occidentale. Ho sempre detto che il Corano non è un catalogo dei modelli da indossare; in un libro religioso non è questa la cosa più importante. Oggigiorno ogni musulmano deve leggere, meditare e interpretare il Corano secondo la sua cultura, i suoi valori e la sua identità. (…) Io vorrei dire ai maomettani occidentali di smettere di importare l’islam dei beduini e che la smettano di prendere i testi apocrifi come dei riferimenti religiosi». (Kamel Abderrahmani)