«L’amore con cui ci hai amato, sia in loro»

Vedo in tivù il volto di padre Piero Parolari, colpito in Bangladesh. Con lui vissi tre anni di teologia nel seminario teologico di Milano del Pime. Fu uno dei miei migliori “allievi”. Conosco bene la famiglia. Anche sua sorella Chiara, fattasi clarissa, e il fratello don Enrico. Sono, anche loro, la mia famiglia.
Vedo anche il volto di un altro “allievo”, Rolando Del Torchio, ancora in mano ai banditi nelle Filippine. E prego per lui e i suoi cari.
E gli assalti di Parigi, nel Libano, nel Sinai, in Tunisia… E sento infiniti commenti, troppo facili, ingenui, con generalizzazioni e giudizi affrettati.
Vedo le manifestazioni “Non nel mio nome” e mi auguro che siano l’inizio della vera conversione che Papa Francesco auspica per tutte le religioni. Non bastano le strette di mano e gli slogan, da una parte e dall’altra, ma è necessario un vero ritorno allo spirito delle origini delle religioni, cioè passare dallo scontro degli ideali all’incontro – nella vita – degli ideali.
Un tempo, alcuni preti erano diventati famosi quando dicevano: «Breviario e giornale!». E così erano e si ritenevano vicini alla gente. Oggi mi capita di lasciarmi prendere dalla televisione che arriva anche nel deserto dell’Algeria. E vi trovo cose stupende che mi fanno sentire vicino alla mia gente italiana e anche vicino a tanti popoli del mondo. Mi sento a volte arricchito di notizie e di emozioni. Normalmente credo di essere fedele al mio Breviario, e non mi sembra di mancare di fedeltà se qualche volta mi permetto di accompagnare visione e ascolto tivù con canti di giubilo o grida di terrore.
Dove vivo, non ho paura, anche se motivi per essere prudente ce ne sono tanti. Qualche mattina fa, andando a piedi a pregare dalle Piccole Sorelle, una macchina mi si è accostata e la porta si è aperta. Dall’interno, qualcuno mi invitava a salire. Entrato, senza paura, ho visto accanto a me il volto di un giovane amico che voleva darmi un passaggio dalle Piccole Sorelle.
Nella festa di Cristo Re, trovo nel mio Breviario e prego con voi e con Gesù: «Padre, ho fatto conoscere il tuo nome perché l’amore con cui ci hai amato, sia in loro».

 

 

Un’amicizia divina

Questa mattina ho celebrato con le Piccole Sorelle di Touggourt, ricordando il giorno della partenza per il Paradiso della loro fondatrice, Magdeleine Hutin, avvenuta il 6 novembre 1989.
E ho riletto alcune testimonianze sui suoi primi giorni nel deserto di Touggourt: «Con la piccola sorella Anne eravamo partite col cuore pieno di gioia, leggere come chi cammina col solo bastone in mano, con la sola bisaccia senza ingombri per non rallentare il cammino».
«Il vestito assomiglia a quello delle donne arabe. Sul cuore portano il cuore e la croce di De Foucauld, segno che vanno solo per amare. Si accampano in una vecchia casa alla periferia di Touggourt in mezzo a famiglie di nomadi riunitesi per sopravvivere alla carestia. Lavorano assieme ai nomadi per liberare la casa dalla sabbia».
E Magdeleine scrisse: «Eravamo Arabe tra Arabi, nomadi tra nomadi, operaie tra operai, vivendo sulle tracce di De Foucauld un apostolato del “territorio per il territorio”, apostolato del “lievito nella pasta”. Abbiamo adottato il cibo, il mobilio, anzi la mancanza di mobilio, le povere case di terra, il vestito… la stessa povertà. Abbiamo cercato di somigliare a loro, ma soprattutto di rispettarli. Vediamo degli stranieri ridere forte sui loro costumi e sulle loro preghiere mentre nei loro piccoli gesti verso Dio c’è qualcosa di divino che merita un rispetto infinito! Il più miserabile che incontriamo nel cammino è un uomo. Ha dignità. Va rispettato. Davanti a Dio non c’è superiore o inferiore! L’amicizia con loro è stata il momento più straordinario della mia vita. Ho visto che un amore di amicizia può convivere nelle differenze di razza, cultura e condizione sociale. Erano i più poveri e mi hanno riservato una bontà e una delicatezza commovente. Vegliavano e ci curavano quando eravamo ammalate. Ero talmente sicura di loro che questa fiducia mi ha salvata. Nei periodi di vita con loro non sono mai stata delusa».
«Insieme abbiamo vissuto un’amicizia divina», mi ripete ancora oggi il vecchio T. che allora era un ragazzo.

Come camminare insieme

Il cardinale Jean Louis Tauran continua a stimolare i membri delle religioni ad «approfondire i legami che li uniscono e quindi incontrarsi avendo un senso chiaro della loro identità e in uno spirito di rispetto, di stima e di collaborazione. Chi si è impegnato sulla via del dialogo interreligioso ha potuto scoprire l’opera di Dio nelle altre religioni e gli elementi di verità e di grazia che vi sono presenti e che sono veri e buoni. Beni preziosi, sia religiosi che umani, espressioni di verità che illuminano tutta l’umanità. In questi tempi, per motivi oscuri e difficili, sono convinto che l’obiettivo del dialogo tra le religioni è di fare un cammino comune verso la verità. Un cammino che deve tener conto dell’identità di colui che dialoga : non si può dialogare nell’ambiguità; tener conto dell’attenzione all’altro: chi prega e chi pensa in modo diverso da me non è un nemico; e tener conto della sincerità delle intenzioni reciproche. Bisogna senza dubbio intensificare una cooperazione fruttuosa con i credenti delle altre religioni su dei temi di interesse comune in vista del  bene della famiglia umana e delle nostra casa comune. Credo poter affermare che i prossimi anni vedranno la Chiesa ancor più impegnata a rispondere alla grande sfida del dialogo interreligioso. È la condizione necessaria alla pace che è un bene indispensabile per tutti ed è l’aspirazione di ogni persona e alla quale tutte le religioni possono grandemente contribuire col loro bagaglio religioso e umano».