Papa Francesco ha espresso la sua «vicinanza» ai «fratelli musulmani» dinanzi alla tragedia che i loro popoli hanno sofferto prima alla Mecca e poi in Turchia.
Mi son sentito unito a Papa Francesco nella sua preghiera e ho pensato che forse tra i morti della Mecca ci potesse essere qualche amico di Touggourt. Infatti, quando qualcuno parte, viene a dirmi la sua gioia e soprattutto, quando ritorna, partecipo alla festa con tanti amici che si felicitano con lui. Il pellegrinaggio alla Mecca segna profondamente il pellegrino. A un amico professore mi sono permesso di dirgli cosa pensavo del pellegrinaggio, momento importante per gli appartenenti a qualsiasi religione. Ricordavo quanto abbiamo letto noi cristiani in occasione del Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del Duemila: «O Dio, noi siamo stranieri dinanzi a te e pellegrini come i nostri padri…. L’uomo, infatti, appare nella sua storia secolare come homo viator, un viandante assetato di nuovi orizzonti, affamato di pace e di giustizia, indagatore di verità, desideroso di amore, aperto all’assoluto e all’infinito… Proprio mentre la Chiesa apprezza la povertà del monaco pellegrino buddhista, la via contemplativa del Tao, l’itinerario sacro a Benares dell’induismo, il “pilastro” della peregrinazione alle sorgenti della sua fede proprio del musulmano e ogni altro itinerario verso l’Assoluto e verso i fratelli, essa si unisce a tutti coloro che in modo appassionato e sincero si dedicano al servizio dei deboli, dei profughi, degli esuli, degli oppressi, intraprendendo con costoro un “pellegrinaggio di fraternità”».
Il professore è stato molto contento del mio discorso e ha confidato ad alcuni amici che si sentiva preparato. Di ritorno, mi ha raccontato tanti momenti e soprattutto il sentimento profondo che aveva vissuto: «Ti spogli dei tuoi abiti e indossi il comune tessuto bianco a fianco di persone di tutte le nazioni del mondo. Ti senti ormai libero di tutto e illuminato dalla preghiera. Ti senti davanti a Dio. Lo senti misericordioso. Lui è il solo. Lui è tutto».
Archivio mensile:Ottobre 2015
Il mio vescovo Claude al Pime di Milano
Il mio vescovo Claude Rault, sarà il 7 ottobre, alle 21, al Pime di Milano, per presentare il suo libro Deserto la mia cattedrale e portare la sua testimonianza. Eccovi l’ultimo biglietto che ci scrive per il mese di ottobre.
«Nel documento “Servi della Speranza”, noi, vescovi del Maghreb, scriviamo: “Alla luce della Scrittura, nella condivisione e nella meditazione, siamo chiamati a dare senso a ciò che viviamo. Non creiamo la storia, ma possiamo darle un senso. Ogni storia à sacra, anche la nostra».
Che senso dare a questa storia? Il cespuglio, che si accanisce a fiorire davanti alla porta dell’episcopio in una fessura della roccia in pieno deserto, ha radici profonde che gli permettono di trovare la terra per svilupparsi. È l’immagine della nostra presenza in Algeria, Paese totalmente musulmano. Ciò che ci trattiene e ci fa vivere è anzitutto questa terra umana, dove noi piantiamo le nostre radici. Senza questi algerini e queste algerine che ci accolgono, non potremmo vivere e saremmo soffocati nella nostra situazione privata. Questo terreno fertile di relazioni è vitale per noi. E noi vi siamo felici in questa gioia di relazioni condivise. Anche Papa Francesco ci disse: “È necessario imparare a incontrare l’altro adottando il comportamento giusto, apprezzandolo e accettandolo come compagno di strada senza resistenze interiori. Meglio ancora imparare a scoprire il volto di Cristo nel volto dell’altro, nella sua voce, nella sua domanda”.
Ma per essere verde e poter fiorire, il nostro arbusto ha bisogno di sole. Senza il sole, niente foglie fiori, niente vita. Questo sole è Dio! È lui che fa vivere e dà senso alla vita come da senso alla vita degli uomini e delle donne che ci accolgono. Senza Dio non saremmo qui. E la nostra gioia è di vederlo brillare nel cuore di chi ci accoglie e che prende spesso il volto di Gesù: “Ero straniero e mi avete accolto”. Anche l’altro produce foglie verdi e fiori nel pieno deserto. Stessa terra, stesso sole, stessi fiori! In un tempo in cui lo straniero disturba, felici quelli che sanno affondare le radici nella Terra umana e si lasciano toccare dal Sole di Dio!».
Claude, vostro fratello vescovo