Jean-Paul Vesco, vescovo d’Oran, spiega: «Le bande islamiste che hanno agito sono presenti in una molto piccola parte del territorio algerino. Siamo di fronte a dei barbari e questa notizia provoca una grande tristezza. Si tratta di una specie di barbarie nella quale i musulmani non si riconoscono. Non dobbiamo immaginare che l’Algeria si trovi in situazione di guerra. Non è affatto un ritorno agli anni neri di vent’anni fa.
Le bande islamiste che hanno agito sono presenti in una zona di territorio, dove avvengono regolarmente rapimenti a scopo di riscatto.
In questo caso, sono convinto che si tratti di un rapimento di “opportunità” e non di un rapimento preparato da lunga data nei confronti di un francese. La regione è poco estesa e l’esercito si è impegnato in modo considerevole. L’organizzazione dello Stato Islamico non ha ramificazioni in Algeria ed è falso pensare che la minaccia sia permanente. Per esempio, le misure di protezione non sono aumentate all’episcopio o nei miei confronti. E siamo coscienti che non si tratta di ostilità contro i cristiani. Nei giorni scorsi, mentre ero in Francia, sentivo una psicosi più forte che qui oggi, e non viviamo sotto minaccia».
Archivio mensile:Settembre 2014
Mediterraneo
C’è ancora qualche concittadino che non è abituato e resta sorpreso quando lo chiamano “italiano”; qualche altro non sa ancora considerarsi “europeo”. Chissà come reagirà quando gli diranno che è “mediterraneo”. Forse per qualcuno, l’ombra del campanile è il solo spazio dei suoi interessi.
Banalizzo un po’ il senso e i limiti della nostra appartenenza alla famiglia umana.
Ma ogni senso di appartenenza dice la qualità della nostra esistenza. Da anni si sta lavorando per l’Unione Mediterranea dei Paesi che lambiscono le acque di questo mare.
Ho partecipato a Gazzada di Varese, dal 2 al 6 settembre, alla 34° settimana europea che aveva come tema: “Il Maghreb nella storia religiosa di Cristianesimo e Islam”.
Il mio intervento era: “Il cattolicesimo francese tra Otto e Novecento e la scoperta del deserto quale spazio religioso e luogo di comunione”.
Il Mediterraneo non è un mare che divide i popoli, ma ha sempre permesso scambi di persone, merci e valori culturali. Si tratta ora di riconoscere e di intensificare i valori che ci fanno sentire vicini e uniti.
Scrive il card. Angelo Scola: «Parlare del Maghreb, della sua storia cristiana (intrisa di santità e di martirio, oltre che di teologia e di magistero) del suo passato e presente islamico, risulta di scottante attualità di questi tempi in cui avvenimenti politici e toccanti hanno riportato quella terra al centro della nostra attenzione».