Il senso di verità delle altre religioni

Vi trascrivo una pagina stupenda sulla parabola della “Perla preziosa” del Cardinal Martini che potete leggere nel suo libro La gioia del Vangelo.
«La gioia del Vangelo è propria di chi, avendo trovato la pienezza della vita, è sciolto, libero, disinvolto, non timoroso, non impacciato. Ora credete forse che chi ha trovato la perla preziosa, si metterà a disprezzare tutte le altre perle? Assolutamente no! Chi ha trovato la perla preziosa diventa capace di collocare le altre in una scala di valori giusta, di relativizzarle, di giudicarle in relazione con la perla più bella. E lo fa con estrema semplicità perché, avendo come pietra di paragone quella preziosa, sa meglio comprendere il valore anche delle altre. Chi ha trovato il tesoro non disprezza il resto, non teme di entrare in commercio con coloro che hanno altri tesori, perché è in grado di attribuire l’esatto valore a ogni cosa…. Gli è dato il discernimento degli altri valori, dei valori delle altre religioni, dei valori umani fuori del cristianesimo… avrà la capacità di dialogare senza timidità, senza tristezza, senza reticenze, anzi con gioia, proprio perché conoscerà il valore di ogni altra cosa… avrà l’intuizione del senso di verità che ci può essere in altre religioni».

Senso della Misericordia di Dio e del perdono

Mentre mi arrivano notizie terrificanti da varie parte del mondo, e alcune da ambienti musulmani, mi è giunto questo testamento. È stato scritto dal musulmano Mohammed Mouchikhi, l’autista del vescovo di Orano, mons Claverie. Il loro sangue era unito nell’attentato del 1986 in cui persero la vita entrambi e insieme… Mohammed aveva fatto sapere che più volte era stato minacciato di morte per la sua amicizia col vescovo. Il nuovo vescovo di Orano, mons. Paul Vesco, ha ritrovato da poco il testamento e scrive commosso che pur diversi per maturità e identità di fede, i due erano uniti e tale unità avrebbe prodotto il frutto del dono della vita.
Ecco il testamento: «In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Prima di alzare la penna, vi dico: La pace sia con voi. Ringrazio chi leggerà il taccuino dei miei ricordi e dico a tutte le persone che ho conosciuto nella vita che le ringrazio. Dico che all’ultimo giorno troveranno la ricompensa da parte di Dio. Addio a chi ho fatto del male. Che mi perdoni. Perdono chi mi perdonerà il giorno del giudizio. La persona a chi ho fatto del male mi perdoni. Domando perdono a chi ha sentito dalla mia bocca una parola cattiva e chiedo perdono agli amici per la mia giovinezza. Ma mentre vi scrivo penso al bene fatto nella mia vita. Che Dio nella sua potenza faccia che gli sia sottomesso e gli accordi la sua tenerezza».
Mi piacerebbe leggere i vostri sentimenti alla lettura di questo testo.
Io penso a quanti stanno soffrendo per dei massacri ingiusti e inutili. Nel cuore di molti non c’è l’odio, ma il forte senso della Misericordia di Dio e del perdono.

Pagine del Quinto Vangelo

Una settimana (9-16 luglio 2014) di lettura della Bibbia con studenti africani e cristiani algerini.
Il tema: “Il cristiano immagine di Gesù”. Siamo ospiti a Ben Smen, Algeri, dai Gesuiti, che sono dei professionisti nell’accoglienza e nell’accompagnamento delle persone che dedicano un po’ tempo a rileggere la propria vita alla luce della Parola di Dio.
Gli studenti africani, provenienti dal Sud del Sahara e ora universitari in Algeria, non nascondevano le sofferenze del primo impatto, la sorpresa di trovarsi a vivere in mezzo a un popolo di fedeli di un’altra religione, ma ben accoglienti nei loro riguardi, e la gioia di essere, come cristiani, membri di una grande famiglia che li ama.
I nuovi cristiani algerini esprimevano, dal canto loro, la gioia di trovare dei fratelli di altre culture e di sentirsi insieme membri di una Chiesa che li accompagna nel loro percorso difficile e impegnativo.
Durante la settimana, la condivisione del proprio cammino di fede e i momenti di vita comunitaria hanno creato una fraternità gioiosa e ci hanno fatto sentire il sapore profondo di essere chiamati a essere “sale della terra” e “luce del mondo”, mentre si vive a contatto con fedeli di un’altra religione.
Un’attività ha accompagnato la riflessione: ognuno aveva con sé l’occorrente per fare del pane e si è sentito “impastato” per essere “Pane spezzato per la vita del mondo”.
La Parola, la preghiera e la testimonianza ci hanno fatto sperimentare che il Signore era lì presente e vivo. La dura realtà che queste persone vivono non ha impedito loro scoppi di esuberanza gioiosa e ci ha permesso di respirare una forte speranza e di allargare lo sguardo verso “grandi spazi” nel cammino di cristiani.
Sanno che un giorno saranno tutti chiamati a essere testimoni nei loro Paesi di origine, come lo sono già ora qui. Un tempo furono i primi discepoli a scrivere i quattro Vangeli. Ora tocca a loro scrivere il Quinto.