Tornata dall’Italia, suor Serena mi fa dono di uno degli ultimi libri sul card Martini, Il bosco e il mendicante, scritto da Enrico Impala. Mi piace molto perché racconta la vita e il pensiero del card. Martini e mi aiuta a rileggermi in profondità come quando negli anni Settanta, appena giunto a Guidiguis, nel nord del Cameroun, leggevo i suoi scritti come se fosse stato il missionario evangelizzatore e vi trovavo con sorpresa insegnamenti importanti.
Nella prima pagina del libro leggo: «Un proverbio indiano narra di quattro stadi della vita dell’uomo. Il primo è lo stadio in cui si impara; il secondo è quello in cui si insegna; nel terzo si va nel bosco, il bosco profondo del silenzio… (nel bosco si rimettono in ordine le memorie), della riflessione, del ripensamento e credo che, allorché si aprirà per me il terzo stadio, potrò riordinare con gratitudine tutto ciò che ho ricevuto. Nel quarto stadio, si impara a mendicare; l’andare a mendicare è il sommo della vita ascetica. Significa dipendere dagli altri. Il momento secondo la volontà del Signore… ulteriore grazia del Signore».
Leggendo Martini s’impara a leggersi dentro e fuori. Questa mattina, andando a pregare con le Piccole Sorelle, rivedevo nella memoria i volti di tante persone che mi hanno reso utile, chiedendomi un aiuto nello studio delle lingue, e chiedevo allo Spirito di raggiungerle a realizzare i grandi desideri che nascono nel mio cuore per loro. Poi tornando, una macchina si è fermata al mio fianco e l’autista mi ha invitato a salire. Era uno dei miei primi alunni. Con gioia gli ho detto nel mio piccolo arabo: «Ki nscufk nafra. Vedendoti sono felice!».
Mi piacerebbe riordinare la memoria, rivederli tutti, e dire loro quanto li amo.
Archivio mensile:Giugno 2014
Chiamati alla fedeltà
Tra i proverbi dei Tupuri che avevo raccolto in Camerun c’è questo: «Se trovi gente che danza o che cammina a testa in giù, danza e cammina come loro».
Quando sei straniero devi rispettare le leggi che trovi e comportarti come chi ti accoglie senza opporti.
Durante quest’anno 2014, i cristiani che vivono in Algeria stanno riflettendo sulla loro vita in questo Paese e si domandano cosa comporti vivere e condividere con una popolazione in maggioranza musulmana. Non si tratta solo di adattamento, come dice il proverbio, ma di accogliere in profondità una nuova esistenza. È cambiamento, conversione di vita? Preferisco dire fedeltà di relazioni umane. Mi piace ricordare quanto scrive nella lettera pastorale il vescovo di Costantine, Paul Desfarges : «In un momento tentato dalla violenza interreligiosa, la nostra Chiesa d’Algeria è portatrice di una testimonianza non di tolleranza o di semplice coesistenza tra cristiani e musulmani, ma di incontro spirituale che va fino all’ammirazione della fede dell’altro, come si vede in Gesù meravigliato della fede del Centurione o della Cananea».
Ecco alcune possibili risposte:
– Non solamente abitare in Algeria, ma vivere e far parte di questo Paese, della sua vita, della sua fede, delle sue difficoltà e della sua speranza.
– Conoscere sempre meglio i valori religiosi, la storia, la cultura e la lingua della popolazione per vivere relazioni amicali, fraterne e dare un contributo alla formazione di un mondo migliore.
– Vivere il proprio impegno specifico, la caratteristica e il carisma della propria famiglia religiosa a cui apparteniamo e al nostro battesimo come sacerdoti o persone consacrate o laici. Soprattutto nell’Eucaristia quotidiana, portare il vissuto di ogni giorno e unirci al dono della vita di Gesù per la vita anche di questo paese.
– Amare e a costruire fraternità in attitudini concrete come l’accoglienza, il rispetto, l’ammirazione dell’altro, il senso di giustizia, la condivisione dei beni e il dialogo aperto.
– Coltivare la fedeltà della condivisione della vita nel lavoro quotidiano, nell’incontro amichevole e fraterno, ovunque e con tutti.
– Vivere la testimonianza cristiana in comunione con la testimonianza di vita di fede delle persone in mezzo alle quali viviamo e con le quali celebriamo i momenti più importanti come nascite, matrimoni, funerali, malattie, feste di momenti religiosi e di riuscite negli studi, nel lavoro, ecc.