L’Algeria mi cambia

In questo tempo, la Chiesa d’Algeria sta vivendo un anno interdiocesano in preparazione all’assemblea delle quattro diocesi – Algeri, Orano, Costantina e Ghardaia – che si terrà il prossimo settembre. È un cammino a tappe, e la prima tappa di questi mesi è la condivisione di quanto si sta vivendo. Eccovi alcune testimonianze di religiosi, laici e cristiani immigrati. Non tutto è facile. C’è anche la croce.

Penso che l’uomo porti in sé qualcosa di più grande che se stesso. Provo tanta gioia a condividere con cristiani sub-sahariani o algerini. Insieme lasciamo il Signore guardare le nostre vite per cambiarle. In ciascuno c’è una piccola fiamma e, là dove passo, amo vedere questa luce e rivelarla.
È un modo di condividere la mia speranza.

Ci sono dei passi che si succedono, meditazione lungo i giorni degli avvenimenti, ascolto di quello che gli altri condividono e preghiera insieme. Spiazzamento radicale del mio modo di vedere i fratelli e le sorelle dell’islam, invito all’incontro, avventurarmi nelle loro tradizioni e nel loro Libro, rivisitare le grandi figure bibliche a noi comuni. Forte domanda sulla mia fede, sul posto della mia preghiera quotidiana, sul posto di Gesù Cristo nella mia vita e sull’Eucaristia.

Ho capito che Gesù al quale avevo consacrato la mia vita per annunciarlo là dove ero mandato, mi chiamava ad andare oltre le mie idee e riconsiderare piuttosto il dono della vocazione e il valore di una missione senza frontiere e senza limiti di razza, cultura e religione… Ho detto di sì, accogliendo il cambiamento che chiede tempo, pazienza e ascolto.

Sono chiamata a vivere una vita di intimità con Gesù nella forma di vita della Fraternità al seguito di Fr. Charles e della Piccola sorella Maddalena. Tra fratelli e sorelle musulmani, siamo chiamati a vivere una vita di amore fraterno in questa cultura, religione che segna la loro fede e la loro vita sociale. Ciò porta a conoscere, incontrare, dialogare, a farsi vicini, disponibili, camminando con l’altro nel più profondo della vita.

La vita insieme a questo popolo, in una ospitalità generosa quasi protettrice, durante lunghi viaggi, con giovani aperti, fedeli alla preghiera e con la gioia di condividere e di essere solidali in funerali, matrimoni, nascite. amicizie continue… Tutto mi testimonia che la Grazia è più grande di noi, che il Regno è già presente, che Gesù cammina con noi.

Non più in grado di aiutare tanto, accolgo l’aiuto e il dono dell’altro. La visita di chi mi ha chiesto di parlarle di Gesù ha scosso la mia vita. Sì, accompagnati allo stesso modo, fratelli. Nella preghiera i miei occhi si aprono. Nella fraternità e l’amicizia vedo che cercano Dio e che insieme possiamo costruire il Regno. Suona alla porta e dice: «Ci hai cambiato la vita, ora tocca a noi aiutarti».

La loro fede e il senso della visita nelle circostanze della vita mi invitano a una più grande interiorità e a lasciare che Cristo mi raggiunga in tutto ciò.

Camerunese, ho imparato da Charles de Foucauld che la felicità si trova seguendo Gesù fino
all’ultimo posto. Ho trovato la Croce, ma Gesù mi ha aiutato a portarla. Tornando a casa, voglio vivere una vita nuova, da cristiano, conforme a quella di Gesù. Ho trovato delle persone modello. Lotterò anch’io per cambiare il mondo, per scrivere il Vangelo con la vita.

Charles de Foucauld e santa Teresa di Lisieux

È nella preghiera e nel silenzio nella comunità dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas a Sassovivo che il neo cardinale Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougu in Burkina Faso, ha vissuto la vigilia del concistoro di pochi giorni fa. E si confida così: “Ho avuto la grande fortuna di incontrare la Famiglia Spirituale di Charles de Foucauld tramite le Piccole Sorelle di Gesù. Faccio parte dal 1986 della “Fraternità Sacerdotale Jesus Caritas”, una realtà internazionale molto viva. Successivamente il Signore mi ha fatto incontrare voi Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, la prima volta che sono stato ad Assisi, mi avete fatto conoscere la stupenda Abbazia di Sassovivo. Voi piccoli fratelli siete come la mia famiglia, da voi mi sento a casa per questo prima di recarmi a Roma per il concistoro desideravo tornare a Sassovivo per poter “ascoltare la voce del silenzio”.
Al seguito del beato Charles de Foucauld, Gesù è il mio “Modello unico”: cerco di essere fedele alla mia vita quotidiana, così come lo era Gesù a Nazaret, fedele alle cose grandi e a quelle piccole, vivendo con semplicità ogni giorno.
La spiritualità di Nazaret: farsi presente a tutti, in contatto continuo con le persone che incontriamo sulle nostre strade.
Gesù incontrato nella Parola, nell’Eucaristia e nel fratello.
La giornata del deserto: una pratica che ho imparato per vivere la preghiera nel silenzio e nella solitudine, per quanto possibile una volta a settimana;
Assieme a Charles de Foucauld, amo anche santa Teresa di Lisieux, ricordando quanto affermava il cardinale Congar, essi sono «i due fari che hanno illuminato il secolo atomico» ossia il XX. Credo che anche il nostro secolo possa ancora ricevere parecchia luce da questi due nostri amici del cielo.

Cristiani e musulmani. Un’esperienza di condivisione

Come incontrarci in profondità, cristiani e musulmani insieme? Come condividere il cuore delle nostre esistenze? E come aprire ad altri questa condivisione?
Alcuni cristiani e musulmani hanno deciso di incontrarsi con regolarità e uno di loro ci racconta: «Da tempo volevo fare un’esperienza del genere e finalmente mi si è offerta l’occasione di un incontro islamo-cristiano e il tema la preghiera. L’incontro è stato introdotto da un cristiano e da una musulmana, che hanno condiviso alcune esperienze della loro preghiera. In seguito, ogni partecipante poteva prendere la parola. Poi abbiamo pranzato insieme, sono seguiti momenti di canto in francese e in arabo, e uno scambio di pareri sulla mezza giornata vissuta insieme. Una giovane musulmana ha detto: “All’inizio cercavo di capire se la persona che parlava era cristiana o musulmana, poi ascoltavo semplicemente quello che la persona diceva”. La cosa mi ha impressionato e ho sentito il desiderio di continuare a frequentare questo gruppo. Peccato che l’incontro era annuale. Allora ho incontrato alcuni partecipanti e ci siamo messi d’accordo per condividere alcuni momenti della vita alla luce di un testo biblico e di un testo coranico, su questi temi: elemosina, differenza, fiducia e i nomi di Dio. Abbiamo fissato quattro date. Dove siamo oggi? Da incontri mensili siamo ora ad incontri ogni cinque settimane e dal sabato siamo passati al venerdì. Ciò che mi sembra interessante è l’impegno forte di alcuni partecipanti, soprattutto musulmani che non dispongono di altri luoghi per condividere la loro vita. Può darsi che tali incontri possano avvenire anche in altre città dell’Algeria. È veramente bello».

Accompagniamo Papa Francesco

Julio Schlosser, presidente della Delegazione delle associazioni israelite argentine, dopo la visita a Papa Francesco, giovedì 27 febbraio, ha confidato che il Pontefice desidera essere accompagnato nel suo viaggio in Terra Santa da un amico ebreo, forse il suo amico rabbino argentino Abraham Skorka e da un rappresentante dell’islam. Il Papa, ha aggiunto Julio Schlosser, nutre molte speranze in questo viaggio.
Questa notizia mi ha fatto esultare di gioia perché la parola “accompagnare” mi fa sentire quanto sto vivendo nella mia vita: accompagnare chi incontro come discepolo di Gesù, che ha accompagnato e continua ad accompagnarci verso il Padre. Che va davanti per illuminare… ed indirizzare i nostri piedi sulla via della pace. (Lc 1, 76ss)
Il Papa si fa accompagnare e nello stesso tempo desidera accompagnare la Chiesa e il mondo verso Gesù. Gli piace l’immagine della Chiesa in uscita che accompagna e dice nel documento Evangeli Gaudium: «La comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti».
Anche noi accompagniamo Papa Francesco con la preghiera e con la nostra fede, aperti agli orizzonti della Chiesa, nutrendo la speranza del Regno di Dio.