L’amico Abderrahmane Lassaker ci confida che la fede non è frutto di una riflessione intellettuale, ma qualcosa che Dio mette nel nostro cuore, come l’amore… E ciò non si può spiegare.
Così racconta: «Mi sono sempre ispirato ai profeti. Noè, per esempio… Tutti lo deridevano quando costruiva l’Arca e si salvò per la sua fede. Faccio parte di una confraternita musulmana e abbiamo dei maestri spirituali che trasformano alcune idee celestiali in azione sociale, per la giustizia, e così via. Per essere fedele ai principi del Corano mi chiedo sempre cosa sia lecito o non lecito. Ma per la mia fede, vado ad aiutare persone in difficoltà e di qualsiasi appartenenza religiosa. Un giorno diedi aiuto a un gruppo di siriani che portavano la croce al collo. Operai che lavoravano qui. Nessuno si fermava ad aiutarli. Si nutre la fede, mettendosi a servizio degli altri, per piacere a Dio, e non in vista di una ricompensa. Nelle difficoltà della vita quotidiana (arroganza di chi detiene il potere), nei momenti duri (incidenti, perdita di un parente), la fede è un conforto. Essa permette di sopportare gli insulti, le ingiustizie, i comportamenti incivili, piuttosto di rendere male al male. Avevo un posto di direttore delle relazioni umane. Era spesso difficile. Con la fede ho potuto affrontare i problemi. Altrimenti avrei dato le dimissioni. La fede è come un telefono portabile, va sempre ricaricata. A chi mi legge voglio dire che siamo tutti fratelli, qualsiasi siano le nostre convinzioni religiose e dobbiamo costruire un mondo dove ognuno troverà il suo posto». (trad. dalla rivista Pax et Concordia)