Presenza

I pastori andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 
I Magi entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.
Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

La presenza di Maria e di Gesù mette gioia e conforto.
I cristiani oggi sono Gesù e Maria, presenti ad accogliere e ad accompagnare. Essere presenti, certi che c’è qualcosa in loro di più grande anche se non ci pensano e non lo dicono.
L’operaio cristiano che arriva ad Algeri e trova una comunità che prega, non si sente più solo in un mondo nuovo e da scoprire. Si sente in famiglia, contento di quanto trova e di quanto può dare e condividere.
Uno studente africano racconta: «Quando dissi a mia madre che partivo a studiare in Algeria, si mostrò preoccupata e pregava che non andassi per non perdere la mia fede di cristiano. Arrivato in Algeria scrissi a mia madre: “Ho trovato dei preti, delle suore, dei cristiani che mi aiutano a crescere nella mia fede. Ne sono grato”».
Ad Hassi Messaud, città del petrolio e del gas, gli operai stranieri trovano una chiesa, il prete e tre suore ad accoglierli. Nostra Signora delle Sabbie è mamma di tutti.
A Natale e a Pasqua un piccolo aereo mi ha portato a celebrare nel deserto, dove opera una società petrolifera. Gli operai stranieri di lingue diverse, all’Eucaristia sentivano una presenza, quella del Signore.
Il vescovo Claude visita spesso Tamanrasset, luogo di transito di chi attraversa l’Africa per raggiungere “il paradiso occidentale”. Scrive: «Questi migranti negli incontri quasi quotidiani, in casa nostra, nel luogo di preghiera, coi loro canti di lode, i loro gridi verso Dio, ritrovano e manifestano la loro dignità di uomini e di donne. Altrove non è possibile. Per strada spesso sono aggrediti, nei loro rifugi non sono sicuri. Qui sono pienamente loro, figli di Dio, al quale chiedono aiuto e dicono il loro grazie».
Alcuni amici, quando passano, suonano alla mia porta. Se non mi trovano, poi me lo dicono: «Dov’eri?».
Facendovi ancora gli auguri di un santo Natale, vi chiedo di andare dal vostro Gesù Bambino del presepio a chiedergli di aiutare quanti vivono lontani dalle loro famiglie e desiderano trovarlo.

Sei tu colui che deve venire?

Un’amica mi scrive: «Una delle tue lettere ci ha fatto riflettere sul deserto che anche noi viviamo nel nostro ambiente. Nella quotidianità si può vivere questo sentimento di estraneità anche all’interno delle nostre famiglie e possiamo comunicare la nostra fede non condivisa solo con un sorriso, una gentilezza, un aiuto pratico. Nei nostri impegni, un fatto abbiamo rilevato, che ci tocca molto: è l’insufficiente assistenza spirituale agli handicappati e agli anziani. Anche nelle case di riposo tenute da religiose non esistono gruppi di preghiera e di condivisione della fede, al massimo qualche recita affrettata del rosario. Forse si teme di toccare l’argomento tabù principe di tutta la nostra cultura: la morte? Ora ci inginocchiamo anche noi davanti alla Nostra Vergine delle Sabbie».
Un giovane africano, scappato dal suo Paese, mi racconta che non ha nessuno al mondo. Nel viaggio verso il “Paradiso occidentale” è incappato nei “briganti” moderni che lo hanno spogliato di tutto, anche della sua dignità. Ai confini dell’Algeria è stato buttato via e lasciato con gli altri nel deserto. Tre giorni sotto il sole, seppellendo nella sabbia chi non ce la faceva più. Arrivato a Tamanrasset e poi ad Algeri, ora è assistito dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur). Assistiamo insieme a una scena di teatro, organizzato dallo stesso organismo: due mamme rivendicano il divorzio per rendersi libere dalle prepotenze del “maschio”. Un terzo interviene e dice: «Pensate ai figli. Chi si occuperà di loro?». Il giovane comincia a piangere…
Un amico prete fidei donum mi scrive un suo momento di attesa (con qualche normale incertezza?): «Ora si apre una nuova prospettiva che mi rende pieno di gioia. C’è l’ipotesi di un ritorno in missione. Ripenso a quanto ha scritto padre Davide che ha dovuto cambiare missione: “Fare una o un’altra cosa, da un certo punto di vista è indifferente, in quanto ciò che conta è amare e farsi amare”. Chiedo anche la tua preghiera».
Attorno a noi un mondo in attesa: Tunisia, Egitto, Libia, Siria e molti altri Paesi in crisi, compresa l’Italia. Benedetto XVI il giorno dell’Immacolata ha detto: «La Vergine si è rimessa totalmente nelle mani di chi l’ha creata. Come lei, chi si rivolge a Dio trova la vera libertà, diventa chi veramente è… e grande».
Trovo e prego nel breviario: «Sei tu colui che deve venire e che viene ogni giorno, liberare le nostre vite, rianimare il nostro soffio al passaggio del tuo?».