Nei dialoghi con amici di religione diversa l’idea di Dio è la più frequente. Ma questo succede anche in Italia. Un amico mi scrive: «Ci immaginiamo un Dio a distanza, collocato un po’ al di là di noi, al limite della dimensione, sufficientemente metafisico…».
Sant’Agostino invece invita a trovare Dio al cuore della vita: «Ritorna al tuo cuore e da lì al tuo Dio, perché il cammino non è lungo dal tuo cuore a Dio. Tutte le difficoltà vengono perché sei uscito da te: ti sei esiliato dal tuo proprio cuore, ritorna al tuo cuore».
È meraviglioso sentire questa comunione di cuore a cuore con Dio, di essere una sola esistenza, interdipendenti, solidali.
Nel libro di Jean-Marie Ploux Dieu n’est pas ce que vous croyez (Dio non è quello che voi credete) trovo queste riflessioni: «La parola di Dio ha bisogno dell’umanità. Maria dona il suo corpo perché la Parola nasca in Gesù. Questo è stato vero, a un altro titolo, anche quando Dio ha avuto bisogno di tutta l’umanità, di tutti i profeti, di tutti coloro che hanno accolto la Parola di Dio nel loro cuore e che vivono di Essa. Senza un “sì” degli uomini, non c’è parola di Dio tra loro. Alla fine della enciclica Dio è amore, Benedetto XVI invita a “vivere l’amore e in questo modo a far entrare la luce nel mondo”».
Hetty Hillesun, giovane donna ebrea, assassinata a Auschwitz, ha lasciato scritto: «Mi appare sempre più chiara una cosa: non sei tu Dio che puoi aiutarci, ma noi possiamo aiutarti e facendo ciò aiutare noi stessi. È tutto quello che noi possiamo salvare in questa epoca ed è la sola cosa che vale, un po’ di te in noi, mio Dio».
Molta gente ha aiutato Dio negli altri e a renderlo visibile ai nostri occhi, perché si erano chiusi.
Un giovane disse un giorno che amare è far vivere Dio. «Dio non agisce come un mago, ma si fa sentire vivo e ci accompagna perché noi siamo più umani in tutto ciò che viviamo».