Resta con noi

In questi giorni è con noi a Touggourt una Piccola Sorella che viene dal Medio Oriente ed è incaricata del coordinamento delle Piccole Sorelle del Maghreb e del Medio Oriente.

Ci ha raccontato di alcune comunità di Piccole Sorelle che vivono in situazioni di pericolo non a causa dei vicini, anche se di religione diversa, ma per la situazione dei Paesi in cui si trovano.  E sempre ritorna lo stesso ritornello delle parole dei vicini: «Non partite. Restate con noi».

Mi ha ricordato il film “Uomini di Dio”, in cui i monaci affermano: «Siamo come uccelli sui rami». E una vicina musulmana dice: «Siamo noi gli uccelli, voi siete i rami. Senza di voi, dove possiamo riposarci?».

Questo mi ricorda anche le parole di una mamma algerina musulmana, dopo l’uccisione dei monaci: «La Chiesa cristiana con la sua presenza tra noi continui a costruire con noi l’Algeria della libertà delle fedi e delle differenze, l’universale e l’umanità. Sarà un bel mazzo di fiori per noi e una grande opportunità per tutti e per tutte. Grazie alla Chiesa di essere presente in mezzo a noi oggi. Grazie a ciascuno e a ciascuna.  Grazie a voi monaci per il vostro grande cuore: continui a battere per noi, sempre presente, sempre tra noi… E ora riposino tutti in pace, a casa loro, in Algeria». (lettera firmata. 01.06.96)

Alcuni cristiani d’Oriente si sentono costretti a partire.  I vescovi francesi, riuniti a Lourdes, hanno inviato loro un messaggio per sostenerli: «Nel Paese di Cristo e nei Paesi vicini, voi testimoniate l’antica storia del cristianesimo. Conosciamo gli sforzi quotidiani che fate per vivere la vostra fede nei Paesi dei vostri antenati e per collaborare con tutti i suoi abitanti per una vita comune giusta, solidale, pacifica».

«La vostra testimonianza ci tocca e incoraggia le nostre comunità cristiane. Ci auguriamo che la nostra fraternità e la nostra solidarietà possano raggiungere le vostre comunità».

«Speriamo – si sottolinea nel messaggio – che da noi come da voi, i credenti di tutte le religioni possano vivere insieme e contribuire al bene del loro paese e alla sicurezza di tutti i suoi abitanti».

Le parole: «Resta con noi», le dissero i due discepoli a Gesù dopo che aveva riscaldato il cuore dei due impauriti.  Continuiamo a dirle anche noi per tutti i cristiani e gli abitanti del Maghreb e del Medio Oriente: «Resta con noi, Signore, la sera, resta con noi e avremo la pace. Resta con noi, non ci lasciar, la notte mai più scenderà».

Il Figlio di Dio per strada

Disse: «Andiamo altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!»

«Fu chiesto a Gesù: “Non ti costruisci una casa?”. Rispose: “La costruisco per via”». (Al- Zabidi, Saggio musulmano, m 1791).

Gesù disse: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». (Mt 8,20).

La casa di Gesù è la strada.

«Ha chiamato a sé gli apostoli e ha vissuto insieme a loro. Potevano camminare in­sieme a lui. Lo osservavano mentre pregava. Era un maestro dell’amicizia e que­sto caratterizza il suo amore. Anche la vicinanza ai poveri è senza dubbio carat­teristica dell’amore di Gesù. Egli ha vissuto in modo molto semplice per essere vicino a tutti. E ha scelto di essere senza patria per essere presente per tutti gli uomini e non erigere alcun muro intorno a sé. Gesù è andato incontro agli stra­nieri. E ciò che più importa è che ha saputo trasmettere il suo amore» (card. Martini).

Oggi il Figlio di Dio cammina ancora nei suoi discepoli, mandati in tutto il mondo.

L’8 gennaio 1980, Papa Giovanni Paolo II consacrò vescovi mons. Carlo Maria Martini e mons. Christian Tumi, il mio vescovo di Yagoua (Cameroun), diventato anche lui cardinale e arcivescovo di Douala.

In quell’occasione il Papa pronunciò questa affermazione. «L’episcopato è il sacramento della strada. È il sacramento delle numerose strade, che percorre la Chiesa, seguendo la stella di Betlemme, insieme con ogni uomo. Entrate su queste strade, venerati e cari fratelli, portate su di esse oro, incenso e mirra. Portateli con umiltà e con fiducia. Portateli con prodezza e con costanza. Mediante il vostro servizio si apra il tesoro inesauribile a nuovi uomini, a nuovi ambienti, a nuovi tempi, con l’ineffabile ricchezza del mistero che si è rivelato agli occhi dei tre magi, venuti dall’oriente, alla soglia della stalla di Betlemme».

La Piccola Sorella Magdeleine, dopo aver viaggiato nel mondo intero per incontrare e vivere coi nomadi, coi pigmei, con gli operai e i poveri di ogni categoria, diceva alle sorelle: «Ho una grande gioia da annunciarvi: il piccolo Gesù mi ha condotta per mano in modo straordinario e non dovevo far altro che seguirlo ad occhi chiusi».

E alle Piccole Sorelle chiedeva: «Se vuoi veramente seguire fratel Charles di Gesù, il Piccolo Fratello Universale, hai capito ciò che ti domanda la tua vocazione, cioè di spalancare il tuo cuore, come il suo, alle dimensioni del mondo intero, facendo della salvezza di tutti gli uomini l’opera di tutta la tua vita senza nessuna esclusione …?».

E continuava: «Per rispondere all’immenso e universale del cuore di Gesù, devi essere pronta ad andare fino alla fine del mondo per portarvi questo amore e per gridare il Vangelo, non con le parole, ma con tutta la vita…».

Gesù, il figlio di Dio, è ancora per strada… Lo sai riconoscere quando, oggi, incontrando un fratello senti che ti riaccende il cuore? Sei tu, Gesù, che riaccendi il cuore di un fratello?

Cristiani e musulmani contro la violenza

Un vescovo italiano mi scrive: «Ti invio questa interessante testimonianza. Mi ha molto commosso, perché mostra la possibilità di passi verso la pace”. Anch’io sono commosso di questo comunicarci le buone notizie. Vi trasmetto alcuni passi della testimonianza dell’arcivescovo di Niamey Michel Cartatéguy.
«L’aereo presidenziale decolla dall’aeroporto di Niamey a destinazione d’Abuja, la capitale politica della Nigeria. A bordo ci sono varie autorità del Niger compresi il presidente dell’Associazione islamica e il sottoscritto, in missione ufficiale a nome del presidente della Repubblica del Niger per portare un messaggio di compassione al popolo della Nigeria, martoriato per gli avvenimenti dolorosi della notte di Natale, in cui cinquanta cristiani sono stati massacrati dalla setta islamica Boko Haram. L’incontro dura solo dieci minuti, sufficienti per far sentire quanto il popolo del Niger porti in sé la sofferenza del popolo della Nigeria…
Al ritorno, mentre la delegazione musulmana era alla moschea per la preghiera, in macchina, ben sorvegliato dai militari, ho pregato… Vedevo la croce della cattedrale e mi sono ricordato delle parole dei vescovi dell’Africa durante l’ultimo Sinodo: “Non pensate che il perdono sia cosa inutile e che sia necessaria la vendetta: il vero perdono conduce alla pace e va alla radice del conflitto e trasforma vittime e nemici in fratelli e sorelle”.
Al rientro in Niger i giornalisti ci chiesero quale messaggio avevamo portato. Insieme al Ministro degli affari esteri e all’imam ho detto che noi, credenti cristiani e musulmani, condanniamo la violenza. Il Niger è Paese della tolleranza e dell’armonia di vita tra credenti di diverse religioni…».
Come Gesù sapeva cogliere le necessità, le invocazioni e i segni della venuta del Regno, così la Chiesa, e tutti i cristiani, colgano, gioiscano e annuncino le Belle Notizie! Come sono belli i piedi dei messaggeri del lieto annunzio!