Cuore pulito e nuovo

Preparandomi al Natale, meditavo sul testo di Malachia che diceva: «Manderò il mio messaggero a preparare la via davanti a me… È come il fuoco del fonditore e come la liscìva dei lavandai». (Mal 3, 1ss).

Ai tempi di Malachia si trattava di purificare il tempio e il culto che aveva degenerato. Ma oggi la liturgia ci aiuta ad accogliere l’Angelo dell’Alleanza, il Messia, l’Emmanuele e a prepararci bene non solo per non sentirci indegni, ma per cogliere tutta la novità della venuta del Signore nella nostra vita e vivere totalmente in modo nuovo.

La parola liscìva mi ha riportato nelle campagne di Padova dove, sfollato da Milano, vivevo col nonno Pasquale. Prima delle feste, la nonna e la mamma riempivano un mastello e sopra la biancheria mettevano la cenere. Le lenzuola di canapa diventavano bianche come la neve. Poi c’era la pulizia della casa che diventava più bella e profumata di pulito.

Non solo pulizia della biancheria e della casa, ma anche quella dei cuori che si cercavano l’un l’altro per riaprire qualche sportello semichiuso e arrugginito e risentire la gioia di vivere insieme.

In occasione della festa, nei villaggi del Camerun e del Ciad, i capi famiglia si riunivano nella casa del capo del villaggio. Prima di entrare, deponevano lance e bastoni come segno che in quei giorni la gente doveva vivere in pace. E facevano insieme l’esame di coscienza della vita del villaggio per vedere ciò che andava contro le tradizioni. La festa rinnovava i cuori e il tripudio delle danze e dei canti era un credo, cantato alla vita e alla pace della tribù.

Anche la donna incinta, prima di partorire, si sottoponeva a un rito di purificazione. Faceva il giro delle persone incontrate ai tempi degli amori perché il figlio potesse nascere riconosciuto da tutti e soprattutto dagli spiriti degli antenati, che si vedevano rispettati nella loro volontà. La nascita di un bimbo è gioia di tutti, un grande avvenimento per la famiglia e il villaggio.

In tutti questi esempi si vede il bisogno della purificazione che permette alla vita di rinnovarsi e di continuare nell’intesa comune e nella pace.

Non posso dimenticare la risposta di un povero di Yaoundé, un po’ “originale”… Disturbava con le sue esternazioni gridate fuori della casa, durante un incontro. Uscii, mi sedetti accanto e gli dissi: «Stiamo preparando la venuta del Papa. Come ricevere una persona così?». Si calmò, divenne serio, pensieroso, poi concluse con solennità: «Un personaggio così bisogna riceverlo col cuore pulito!».

I viaggi del Papa in Africa sono sempre stati momenti di grande vitalità e incoraggiamento a un nuovo cammino.

Gesù aveva detto: «Beati i puri di cuore» cioè quelli che agiscono con chiarezza senza intenzioni storte e Dio li accoglie perché si presentano con mani e cuore puri (Salmo 28). Sono quelli che fanno le scelte di Gesù secondo le leggi del cuore di Dio e sono il nuovo popolo di Dio.

La purificazione del cuore è la condizione necessaria per la ripresa di un cammino e per una pienezza di vita.

Il cuore allora non è solamente pulito, ma nuovo.

L’Islam unisce la carità, l’elemosina, alla purificazione del cuore. 
Alla vigilia di Natale, tra una lezione e l’altra ai ragazzi, è arrivato un signore con una scatola di cioccolatini. Non ha aspettato nemmeno il grazie. Il dono gli purifica e gli rinnova il cuore.

Che il 2012 sia un anno “pulito”, nuovo!

La religione del cuore

Alcune persone e famiglie che incontro qui in Algeria vivono di bontà. Ne resto commosso. Le vedi attente a chi soffre. Anche nelle difficoltà, continuano nella pazienza e nell’umiltà. La diversità di religione, di tradizioni e di formazione non è un ostacolo all’accoglienza. Nei rapporti non hanno nessuna paura, nessun sospetto dell’altro perché con la semplicità e la bontà nel cuore non hanno niente da perdere.

Mi domando dove si alimenta questa bontà. Da dove viene? Mi è capitato anche in carcere di seguire persone che nonostante il male fatto conservavano una condotta guidata da un cuore sensibile e generoso. Una volta poi, guardato a vista dal poliziotto, ho ascoltato uno che aveva commesso un crimine. I giornali parlavano di lui come di una bestia. Sentivi invece che era ancora un uomo e che aveva ancora un cuore. Come il “buon ladrone” del Golgota che cresciuto forse nel male, trovandosi accanto a un uomo come lui, che soffriva con nobiltà di sentimenti, si è sentito toccare. Ha percepito nelle sue fibre profonde un qualcosa di nuovo, di bello, si è lasciato andare anche lui verso la bontà e gli ha chiesto di stargli vicino anche dopo la morte.

La ricchezza del cuore l’ho trovata dappertutto, tra gli africani di religione tradizionale del Cameroun e del Ciad, la sento ogni giorno nei musulmani che mi accostano e si confidano.

La sorgente e la spiegazione la trovo nel Creatore. È stato lui a mettere nel cuore del mondo la bontà, la bellezza… In tutto, in tutti. Noti che l’umanità scopre e sente in sé questa forza innata e vuole mantenerla viva anche nelle situazioni più difficili.

E poi lo straordinario avvenne quando nel Figlio, Dio ha voluto umanizzarsi in ogni uomo, bianco, nero giallo, cristiano, buddhista, musulmano… per far capire a tutti che l’esistenza è piena quando diventa un dono da donare.

Da sempre ogni bontà è bontà di Dio e Dio ama nel cuore dell’uomo. Questo mantiene viva una grande speranza. La bontà non può morire.  È più forte del male, salverà il mondo, vincerà.

Quando trovi bontà, ti si apre il cuore.

Prima delle religioni definite tali, e anima di tutte, c’è quella del cuore. Il cristiano ha il compito di riconoscerla in tutti e diventarne il lievito.

Suor Maddalena incontra il Patriarca Athenagora e questi le chiede: «Come sta mio fratello Paolo VI?»  Poi Athenagora continua: «Siamo caduti (sic) le braccia dell’uno, nelle braccia dell’altro, l’anima dell’uno, nell’anima dell’altro. Ci hanno chiesto . “Quante volte?” Risposi: “Quando due fratelli si incontrano dopo nove secoli, gli abbracci non si contano!”» «E in che lingua parlavate? –  Risposi: “Dopo nove secoli, è il cuore che parla… ed è inesprimibile!”».

 

Ancora, Buon Natale!

 

A Betlemme tutto l’amore, accoglilo!

La Chiesa, i discepoli del Signore accolgono Gesù e diventano amore.

La piccola sorella Jeanne, venuta a Touggourt per celebrare i 70 anni della fondazione, ha messo nelle mani della sorella più giovane la statua del piccolo Gesù Bambino che la fondatrice,  piccola sorella Magdeleine aveva trovato tra i rifiuti, riparato e messo accanto alla cappella per custodire la fraternità. È a causa di quel bambino da niente, che loro, sorelle da niente, mantengono rapporti di vera amicizia con tutti. E tutti ci stanno, perché tutti hanno bisogno di sentirsi amati e di volersi bene.

Charles de Foucauld ci dice ancora:  «Facendosi cosi piccolo bambino, bambino così dolce, vi grida: “Fiducia! Familiarità! Non abbiate paura di me! È il vostro Dio… pieno di dolcezze e di sorrisi. Diventate tutta tenerezza, tutto amore e tutta confidenza…».

E piccola sorella Magdeleine: «Guarda, l’aspetto così semplice di tante riproduzioni del bambino non ti crei difficoltà. È l’umano sulla realtà divina. È Dio che ti chiama a seguirlo col suo spirito d’infanzia e d’abbandono. Davanti a Dio, sentiti bambino!  Davanti a Maria, abbandonati come un bambino che cerca la mamma. E ora accogli dalle sue mani il suo piccolo Gesù per tenerlo sempre con te e portarlo nel mondo col suo messaggio di abbandono umile e fiducioso, di semplicità e di amore, amore universale».

Gesù non si accontenta di venire ad abitare in mezzo a noi, ma vuole entrare nella vita e nel cuore di ognuno di noi. Siamo disposti ad accoglierlo e a viverlo in noi?

 

Non restare solo/a, apri la porta.

Senti il Bambino-Dio vivo in te. Sentilo!

Ti ricorda il bene che sei, che hai vissuto e fatto.

Ti toglie, ti perdona ogni male.

Ora ti aiuta a vedere, a sentire una vita nuova.

Ti porta in casa te stesso/a, dentro di te,

e i tuoi vicini e tanti che hanno bisogno di te e che puoi amare.

Apri la porta. Ti riaccende…

 

Auguri, amici! Non solo da me, ma anche dalle piccole sorelle e da tanti vostri amici di Touggourt! Parlo spesso di voi. Vi conoscono, vi vogliono bene.

Saggezze delle religioni

La presenza dei Semi del Verbo nelle varie religioni e culture le rende degne di stima e di rispetto e capaci di dare il loro contributo alla pace come è stato affermato negli incontri di Assisi.

Ma non va tralasciato in tutte un impegno importante, quello di procedere verso una fedeltà alla verità, alla giustizia e alla ricerca del bene comune dell’umanità.

Durante i secoli, non sempre le religioni (o meglio, gli aderenti a tali religioni) hanno evitato comportamenti di violenza, compresa la Chiesa cattolica. Il Papa ne ha chiesto perdono. È necessario quindi un cammino impegnato di conversione e di purificazione.

Nel discorso ai trecento esponenti religiosi e “cercatori della verità”, tenuto poco dopo l’incontro di Assisi, il Papa ha proposto un esame di coscienza a tutte le religioni, comprese le religioni tradizionali africane. Le ha accomunate in una storia fatta anche di «ricorso alla violenza in nome della fede»: una storia, quindi, bisognosa per tutte di purificazione.
E due giorni dopo Benedetto XVI è stato ancor più preciso. Ricevendo in Vaticano i vescovi dell’Angola in visita ad limina, ha denunciato una violenza che in nome delle tradizioni religiose africane arriva persino a uccidere bambini e anziani. C’è nel Papa la preoccupazione pastorale che anche i cristiani africani si liberino da tali comportamenti.

Interessanti gli interventi di alcuni responsabili delle varie religioni presenti ad Assisi che suggeriscono cammini verso l’autenticità delle religioni.

L’arcivescovo di Canterbury afferma la sua determinazione appassionata per la pace nel mondo. E perché ciò avvenga, invita a fare appello alle saggezze proprie ad ogni religione per rispondere alle sfide del nostro tempo, soprattutto riconoscendo il prossimo, non come uno straniero. Egli propone una alleanza delle saggezze delle religioni e di attingere dal profondo delle tradizioni.

Il presidente del Jogye Order appartenente al buddhismo sud-coreano ha paragonato la vita di ciascuno a un bel fiore che fa di questo mondo un luogo magnifico. Ha chiamato le religioni a mettersi insieme in cinque fraternità: la fraternità per la vita, per eliminare le radici della violenza, la fraternità  per la pace per una coesistenza armoniosa, la fraternità per la cultura per accettare le differenze, la fraternità per la condivisione per aiutare quelli che soffrono e la fraternità dell’azione per far diventare il mondo luogo puro e profumato come un fiore.

In questi interventi si nota che ogni religione può e deve vivere il proprio cammino di purificazione, conversione e crescita. Lo Spirito di Dio l’accompagna e l’assiste. Si tratta di ritornare alle ispirazioni iniziali contenenti i Semi del Verbo, perché è avvenuto che lungo i secoli, alcuni comportamenti non sono sempre stati fedeli allo spirito delle radici e alla natura originaria e quindi non sempre hanno prodotto frutti buoni.  È necessaria una riscoperta, una fedeltà. Ogni albero (ogni religione) deve poter sviluppare la propria identità dentro l’ordine e l’armonia del creato. 

Sosteniamo l’azione dello Spirito con la preghiera.