Preti in Algeria: vocazione speciale

Una vocazione speciale

Questa minuscola comunità cristiana è di una grande diversità. Ma ciò che mi colpisce sono i due elementi che fanno l’unità e l’unanimità di questa Chiesa: anzitutto è una Chiesa per il popolo dell’Algeria e poi è una Chiesa che testimonia in un ambiente musulmano. Questi due elementi ne fanno una Chiesa particolare e meritano d’essere assunti e vissuti. La scelta di vivere in questa Chiesa esige una vocazione speciale oltre a quella cristiana, sacerdotale o religiosa.

Rafiq Khoury

Tutto il popolo

Per me non è importante solamente la minorità di cristiani cattolici che sono davanti a me, ma tutto il popolo di Dio, compresi i musulmani che vi fanno parte. San Agostino diceva: “Se vuoi amare Cristo, estendi la tua carità a tutta la terra perché le membra di Cristo si trovano nel mondo intero”

Bonaventura, Padre Bianco tanzaniano.

Vicino a Gesù e come Gesù

La mia prima certezza è che uno solo è il vero prete, Gesù. Io mi sento un tassello del mosaico che lo rende visibile e gli permette di agire nel tempo e nello spazio. Nei miei primi anni di vita consacrata all’insegnamento dei giovani algerini ebbi l’impressione di separare vita professionale e vita di prete, servo della comunità cristiana. Meditando gli incontri di Gesù e scoprendo che al suo seguito siamo segni della sua presenza, ho ricevuto la grazia di capire che non c’è separazione tra le mie due vite: Come Gesù mi è stato dato di incontrare persone con le quali situarmi nella verità perché qualcosa nasca, cresca, migliori…
Non faccio che continuare la sua opera, alla sua maniera e alla mia, sui miei cammini della Galilea Algerina. L’importante e tenermi vicino a lui per vivere al suo posto gesti e parole e attenzioni che lui stesso vivrebbe. Poco importo che gli assomiglio poco. Non sono diventato pienamente prete il giorno della mia ordinazione, ma cerco di diventarlo un po’ più ogni giorno.”

Jean Marie, Costantine

Debolezza e gratuità

La gratuità è la caratteristica del nostro ministero. Come l’amore di Dio è per tutti, percepisco meglio che non sono prete solo per i cristiani, ma per ogni uomo al quale Dio mi manda. Capisco meglio ciò che significa servire in una Chiesa debole e fragile. E’ come diceva San Paolo, poi riaffermato da Charles De Foucauld: “La debolezza dei mezzi umani è causa di forza per rendere forte la speranza al cuore stesso delle nostre debolezze e delle nostre povertà”.

Daniel, Tamanrasset

Lasciare posto allo Spirito santo. Riconoscere la fede

Preghiamo lo Spirito Santo che vede le profondità di Dio di darci uno sguardo nuovo su l’Islam e i musulmani. Quante volte all’Eucaristia mettiamo insieme quanto ci è stato dato di vedere e di sentire durante la giornata o la settimana e che riceviamo come frammenti dell’Eucaristia viva nella vita di quelli e di quelle coi quali viviamo. La nostra preghiera e intercessione è abitata da quanto ci è stato dato di condividere come gioie sofferenze e suppliche. Sale allora dai nostri cuori la stessa espressione di Gesù davanti alla fede del Centurione o della Cananea : “La tua fede è grande!”.
La nostra Chiesa ha sofferto e soffre con tutto il popolo dell’Algeria a causa degli estremisti violenti. Ma può camminare dentro il suo popolo con tutti gli artigiani di pace e di fraternità. La nostra gioia di prete è di servire Dio umile e povero, sempre e già presente, nascosto nelle ombre e le luci della vita quotidiana, luminoso in tutti i volti di bontà.

Paolo Desfarges, vescovo di Costantine

L’eucaristia di mons. Tessier

Quando si celebra “l’Eucaristia tra le nazioni” non si può soltanto offrire la propria vita al seguito di Gesù per le nazioni, ma si può unire al sacrificio di Gesù e al nostro anche tutte le offerte degli appartenenti alle nazioni che le coscienze rette hanno suscitato. La maggior parte dei nostri fratelli e sorelle dell’Islam non sono visibilmente presenti nel luogo dove noi celebriamo l’Eucaristia. Noi li introduciamo spiritualmente nella nostra Eucaristia perché è con loro e tra loro che abbiamo vissuto le nostre giornate ed è per loro che domandiamo la comunione (tra noi e con loro). E se come arriva spesso, degli amici musulmani ci hanno domandato di pregare per loro, allora la nostra celebrazione si fa ancora più aperta e sicura nella nostra offerta con loro e per loro del sacrificio di Gesù.

Come un recipiente d’acqua

A che cosa assomigliare la mia vita di prete in Algeria? A volte a un talento nascosto a terra. A volte a un seme nel terreno. Preferisco l’immagine della guerba, un otre in pelle d’animale contenente l’acqua che i nomadi tengono nella tenda o in viaggio o appesa al pozzo perché quelli che passano, poss

Robert, eremita

L’Annunciazione, festa nazionale islamo-cristiana

Marialaura Conte, il 29 marzo 2010, scrive dal Libano.

Qui il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria, da quest’anno diviene festa nazionale. L’iniziativa, avviata dallo sheykh Mohamad Nokkari, musulmano sunnita, si propone di aumentare l’intesa nazionale e l’amicizia tra comunità, a partire dalla valorizzazione della figura della Vergine Maria, punto di riferimento importante per i cristiani e per i musulmani, e di un particolare episodio della sua vita, l’Annunciazione, raccontato nel Vangelo e nel Corano. (…) L’idea gli è venuta per il posto rilevante che la Santa Vergine occupa sia nel pensiero cristiano che in quello islamico e per la volontà di unire musulmani e cristiani intorno a questa idea.

Azraqui (m.524/1130), il celebre storico della Mecca narra che quando Muhammad diede l’ordine di ‘ ‘purificare’ la Ka’ba dagli idoli che vi si trovavano e dalle immagini che figuravano sulle sue pareti, protesse con la mano un ritratto di Maria e Gesù e disse ai suoi discepoli:”Cancellate tuitti i dipinti di questo muro salvo questo”

Lo cheykh Nokkari dice: “Infatti, se Eva è la nostra madre biologica, abbiamo tuttavia un’altra madre accogliente e premurosa che si preoccupa della sorte di cristiani e musulmani. Una madre che ci protegge che ci riempie di amore e tenerezza. Partendo da queste considerazioni mi sono impegnato a far istituire una festa mariana comune per cristiani e musulmani. Una festa in cui i fedeli delle due religioni si riunissero per invocare la nostra comune Madre: la Vergine Maria. (…)

Come il Vangelo, il Corano menziona, con alcuni dettagli eloquenti, l’episodio dell’annunciazione e della nascita miracolosa di Cristo. Nel Corano nessuna altra donna è citata con il suo nome per nome. Quello di Maria vi ricorre 36 volte e un lungo versetto le è dedicato. Il suo posto di «eletta fra tutte le donne del creato» è definitivo. È un titolo che vale sia per la sua vita terrena che per l’aldilà.

La scelta dell’Annunciazione come festa “federatrice” dovrebbe ricevere echi molto favorevoli in entrambe le comunità. (…) La mia insistenza per rendere la data un giorno festivo è stata accettata senza alcuna esitazione dal nuovo Primo Ministro in occasione della visita che gli ho reso come membro del neonato “Incontro Islamo-Cristiano attorno a Maria”. (…) Già questo incontro comune intorno a Maria è considerato un avvenimento particolarmente importante nella storia delle nostre due religioni. Una volta di più, la Santa Vergine elargirà il suo amore su tutta l’umanità. Il Libano dimostra ancora una volta di essere, più che un paese, un messaggio”.

Messaggio dei vescovi francesi ai cristiani d’Oriente

Messaggio dei vescovi francesi ai cristiani d’Oriente.

«Sappiamo che molti di voi sono tra i nostri fratelli cristiani che, in tutto il mondo, soffrono di più a causa della loro fede. State vivendo troppo spesso paura, umiliazioni, violenze. Alcuni di voi hanno pagato con la vita il loro amore per Cristo. Non dimentichiamo la parola dell’apostolo Paolo: “Quando un membro soffre, tutti condividono la sofferenza” ( 1 Co 12, 26 ). Ringraziamo Dio per il  vostro coraggio nella fede. Vi trasmettiamo il nostro affetto fraterno e vi rinnoviamo il nostro sostegno attraverso i diversi organismi di solidarietà. E preghiamo perché in tutte le nazioni siano rispettate la libertà di coscienza e la libertà religiosa. Con tutto il cuore, con tutti voi».

A volte mi giungono notizie dirette da amici che mi dicono che non ce la fanno più. L’unica speranza è quella di poter fuggire. Intensifichiamo la nostra preghiera. Noi possiamo, o meglio, Dio può fare qualcosa.