L’ospitalità è sacra

L’ospite è l’inviato di Dio e come tale viene trattato. Tayeb, padre di una famiglia poverissima con molti figli, due dei quali oggi professori di liceo, in una notte fredda e piovosa incontrò un uomo senza dimora. Lo ha tenuto con sé per undici anni!
Anche nel cuore dell’islam l’ospitalità è sacra. L’offerta di cibo è importante quanto la preghiera o la fede negli angeli. Lo straniero è equiparato ai parenti prossimi (Corano 2,117; 2,215; 4,36; 30,37). Sono condannati gli avari (4,37).  Abramo è considerato l’iniziatore di tali leggi e comportamenti (Corano 11, 69-73 e 51, 24-36). Il riferimento ad Abramo mostra come il Corano riprenda e faccia proprie le leggi dell’ospitalità dei beduini e di molte altre civiltà.
Ancora oggi la gente mi parla delle loro nobili tradizioni e si mostra felice quando dico che anch’io sono stato accolto e mi trovo bene.

È utile ricordare come l’ospitalità sia stata vissuta e accolta reciprocamente tra appartenenti all’islam e non appartenenti, e come qualcuno l’abbia continuata in modo esemplare.
L’etiope al-Negashi, re di Axum, nel 615 accorda ospitalità a un gruppo di compagni e parenti del profeta Mohammed, quando la prima comunità musulmana era perseguitata alla Mecca.
Il profeta Mohammed accoglie a Medina nel 631 un gruppo di cristiani yemeniti venuti in delegazione da Najran. Si racconta ch’egli abbia concesso di celebrare nella sua stessa moschea.
L’algerino emiro Abd el-Kader al-Jazairi nel 1860 salva un gruppo di cristiani arabi di Damasco, accogliendoli nella sua casa
I sette monaci uccisi a Tibhirine, presso Medea, nel 1996, avevano offerto uno spazio per pregare (moschea), nell’interno del monastero ad alcuni vicini musulmani.
 
Benedetto XVI andando a Malta ha ricordato a tutto il mondo i frutti e i doveri dell’ospitalità. Accogliendo san Paolo «è nata la fortuna di avere la fede» e «Malta è il punto dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa e bussano alle porte dell’Europa. Un grande problema del nostro tempo… una sfida… per fare in modo che ognuno possa avere una vita dignitosa, da dovunque parta e ovunque arrivi».
Augurando buon viaggio al Papa, Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica Italiana, si è mostrato d’accordo: «Il vecchio continente è chiamato oggi ad assistere ed accogliere, con spirito solidale e senza pregiudizi, coloro che cercano rifugio».

Fatelo con dolcezza e rispetto

Disse Gesù ai suoi discepoli: «Prendete il mio giogo sopra di voi, e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro».
Gesù aveva appena detto: «Ti rendo lode, o Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli. Ogni cosa mi è stata data dal Padre mio». (Mt 11, 29).
In contrapposizione con quanto insegnavano Scribi e Farisei, Gesù annuncia l’amore del Padre e il suo amore per il Padre. È perché è stato mite, umile e obbediente. A questo possono far parte anche i suoi discepoli. Non è un “giogo” di servi, ma di figli. Gesù si propone come esempio e insegna come vivere i rapporti col Padre e coi fratelli. Gesù non impone, fa nascere e insegna a far nascere dal cuore un sì di fiducia e di gioia
Scrive il Card. Martini: «Mitezza è la capacità di cogliere che, nelle relazioni personali che costituiscono il livello propriamente umano dell’esistenza, non ha luogo la costrizione e la prepotenza, ma la passione persuasiva, la forza e il calore dell’amore».
È quanto visse Francesco d’Assisi. Padre Massimiliano Mizzi Ofm Conv. scrive: «Francesco è andato dai Musulmani con mitezza e bontà e non con la spada dell’odio ma con rispetto come ad un fratello che gli vuole bene. È andato con il messaggio dell’amore. Il Sultano ha capito che Francesco voleva solo il bene della sua anima non di soggiogarlo arrogantemente al cristianesimo. Il Sultano che, da parte sua “era incline alla mitezza” l’ha capito subito e accettò di dialogare con Francesco e il loro dialogo era basato sul rispetto da tutte e due le parti che, nel dialogo, è una regola fondamentale . (…) Un’altra cosa da notare è che Francesco era pronto a subire la morte piuttosto che usare violenza con il dissidente».
Ai cristiani perseguitati, l’apostolo Pietro consigliava: «Date ragione della vostra speranza con dolcezza e rispetto. Sarà questo a toccare il cuore». (1 Pt 3,16)
Lasciarsi amare
Arrivato in Algeria tre anni fa, avevo paura. In Europa si comunica solo attentati e crudeltà. Io vivo tra amici. Quanti momenti belli di accoglienza e di bontà. I primi giorni, trovandomi senza pane, una persona è venuta alla porta con un bel pane. Un altro giorno mi sono commosso ancora di più quando i vicini si erano accorti che non avevo più gas e a mezzogiorno in punto uno è venuto con un pasto completo di cous cous e con una bottiglia di sugo di frutta e una bella mela. Ora le attenzioni da parte di tante persone sono aumentate. Quando alcune mamme di alunni mi portano qualcosa esclamo scherzando: «Che persecuzione di affetto!».
È bello lasciarsi circondare così. È bello amare e lasciarsi amare. Trovo questo anche nel pensiero di alcuni saggi islamici, attribuito a Gesù.
Dio ha detto a Gesù in ispirazione: «Quanto a mitezza sii per la gente come la terra sotto di loro, come acqua corrente quanto a generosità, e quanto a misericordia come il sole e la luna sul giusto e sull’empio».
Al Balawlli, m. 1.207